Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Domani è l'ultimo dell'anno.
L'ultimo dell'anno è un giorno scandito da cinque rituali precisi: l'ubriacatura molesta, la cagarella da cotechino, l'amputazione del pollice grazie alle stelle filanti, la lacerazione coi denti dell'intimo rosso e l'accoppiamento propiziatorio (ma poi, propiziatorio di che? una volta che uno si è accoppiato, che altro dovrebbe desiderare dalla vita, e non dite un Lucano che mi fate schifo).
Ovviamente i single per arrivare a mettere in atto l'ultimo di questi cinque rituali devono applicarsi con costanza almeno per tutti i due mesi che precedono l'ultimo dell'anno: sperare di raccattare un partner sessuale all'ultimo momento è da illusi, un po' perché i migliori vengono prenotati già dall'anno prima, un po' perché almeno a Capodanno alcuni vogliono un po' di sturm und drang, cioè non si accontentano di quella pur (a mio avviso) miracolosa combinazione di idraulica, termodinamica e meccanica che è il sesso, ma vogliono pure IL ROMANTICISMO. E come si ottiene un po' di romanticismo? Con la totale fusione con l'Altro. E come si ottiene la totale fusione con l'Altro? Con un po' di intimità. E l'intimità? A me lo chiedete. Idee?
Comunque.
Comunque per scopare romanticamente, bisogna fare quella cosa che si chiama Seduzione, ossia prendere due individui XX e XY, imbellettarli e profumarli, metterli seduti in un tavolino di Bari Vecchia con due bicchieri di vino rosso, piazzarci una candela in mezzo e farli interagire in qualche modo, ad esempio conversando brillantemente di qualcosa. Insomma la solita solfa trita e ritrita ma che di solito funziona.
Ora, girando a zonzo in internet, salta fuori che secondo uno studio della Nanyang Uniuversity of Singapore (cliccateci sopra, ritardati, se vi interessa l'articolo) non siamo i soli a doversi dare un aspetto dignitoso se vogliamo sperare di accoppiarci. Pure i maschi di scimmia, infatti, devono imbellettarsi se vogliono avere qualche chance di acchiappare: guarda caso, quanto più numerose sono le femmine, tanto meno i maschi si preoccupano della propria toilette e viceversa quando le femmine sono poche, i maschi si tirano a lucido, ricordandomi un certo individuo di mia conoscenza che mi narrò un giorno di farsi la doccia solo prima di incontri ad alta probabilità erotica. A parte il difficile rapporto con l'igiene personale di quest'ultimo, devo ammettere che tutti questi preparativi formali prima di un appuntamento sono una vera rottura e cbe personalmente sarei più incline a uscite del tipo hey mi piaci, che dici, ti presto il mio cellulare così magari avverti a casa che stasera non torni?.
Comunque devo dire che sapere che anche le scimmie devono sottoporsi alla tortura dei rituali seduttivi per convincere le femmine ad accoppiarsi con loro in un certo senso mi fa invocare il mal comune mezzo gaudio. Ma il passo più interessante dell'articolo in questione resta comunque il seguente:

Grooming in macaques involves using teeth and hands to pick through the fur to remove dirt, tangles and parasites. The activity often sexually excites the monkeys, especially the males, so many scientists suspect it evolved into foreplay in humans*.

Almeno sappiamo da dove deriva la concezione che certi uomini hanno dei preliminari.

(Tra i macachi i preparativi comprendono usare denti e mani per rimuovere dalla pelliccia lo sporco, i nodi e i parassiti. L'attività spesso eccita le scimmie, specialmente i maschi, motivo per cui molto scienziati credono questo comportamento possa essersi evoluto nei preliminari tra gli uomini)

Da generazioni la mia famiglia si fonda su un rigoroso razionalismo gobettiano. Nonni agnostici, genitori atei, zii anticlericali convinti, nipoti scomunicati. Ciò ovviamente non ci impedisce di scimmiottare le tradizioni cattoliche non appena ci si presenta l'occasione, per svariati motivi: il 90% della famiglia (dati alla mano) ritiene che il cenone faccia "famiglia vera", l'8% pensa che sia bene salvaguardare le tradizioni, anche le più paradossali, il 2% (l'alcolizzata di mia nonna e io) perché è l'unica situazione in cui si beve il Brunello di Montalcino anziché lo scarsissimo Tavernello.
Nella fattispecie, nei confronti del natale ci approcciamo con la stessa curiosità mista a stupore con cui Bronislaw Malinowski probabilmente si avvicinò alle tradizioni degli abitanti delle Trobriand, con un atteggiamento, insomma, di osservazione partecipante. Come dire: già che ci siamo, gozzovigliamo. Abbiamo il presepe ma il bambinello è nato settimane fa; facciamo il cenone, ma mangiamo sushi; a mezzanotte cantiamo "Tu scendi dalle stelle" ma ne improvvisiamo il testo perché siamo troppo ubriachi per ricordarcelo; mio nonno, prima di iniziare la cena, recita una preghiera ispirata alla tecnica del flusso di coscienza (o all'alcolismo più spinto, una dei due), in cui lui, superuomo nietszchiano, inizia col benedirci tutti e quasi sempre finisce con un'invettiva contro Berlusconi. Ordunque dicevamo. La preghiera.
Prima della preghiera, la zia rincoglionita novantenne si alza a sedere (cosa che ci stupisce enormemente, visto che sta sulla sedia a rotelle per tutto il resto dell'anno) e dice : "prima della preghiera voglio dire una cosa". Poi si volta verso di me e mi guarda.
Silenzio.
Silenzio.
Il silenzio inizia a diventare talmente lungo che sulla nuca mi spuntano muschi e licheni. Tanto meglio, saprò dov'è il nord quando cercherò di fuggire verso il polo, e qualcosa mi dice che questo avverrà presto, troppo presto.
"Allora, SunOfYork, questo fidanzato quando te lo sposi?"
Se fossi un'altra, le farei venire un ictus rispondendole "il 24 maggio 2019", tanto tirerà le cuoia prima (credo, anche se la longevità delle donne della mia famiglia è proverbiale).
Ma non sono un'altra e non me la sento di rischiare la figuraccia - il 2019 in effetti è piuttosto vicino - inoltre conosco a memoria le regole del gioco, per cui replico: "ma perché sempre a me? chiedetelo a lei!" e indico mia cugina di quattro anni.
La vecchia rinco punta l'indice verso il cielo e scaglia il suo anatema: "sicuramente si sbrigherà prima di te". Dopodiché ritorna a sbavare sulla sedia a rotelle.
In tutto questo cirque du soleil, mio padre (dando delle gomitate nelle costole a mia madre): "ma chi è quella?".
"come chi è quella, è nostra figlia".
Mio padre: "ah, quella che sta a bologna?" - "Sì" - "Dovrebbe smettere di leggere Gertrude Stein". Ovviamente mio padre non legge il mio blog, e non sa che non sono lesbica.
Se dovesse passare da queste parti, provo a metterlo per iscritto.
Sono etero, solo non ho (ancora) un marito.
Come dire, quaesivi sed non inveni, illum vocavi et non respondit mihi, solo in un'ottica vagamente differente.
Appurata la mia identità sessuale, l'onore della famigghia salvo è.

L'aspetto di certo più inquietante del Natale sono le email di auguri provenienti da persone di ambiente (para)lavorativo. Prendiamo l'email che ho ricevuto da un lucidissimo editore bolognese che chiamerò, per motivi che presto capirete, Editor Lapalisse:

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Da: Editor Lapalisse
A: SunOfYork
Oggetto: Auguri

Cara sig.rina SunOfYork, ci tenevo a farle i miei (rullo di tamburi) auguri.
Editor Lapalisse
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Ecco come avrei dovuto (voluto) rispondere.

Da: SunOfYork
A: Editor Lapalisse
Oggetto: Re: Auguri.

Ma va'?
SunOfYork
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Non stupiamoci, comunque, questo è un uomo che, durante il colloquio, è stato in grado di proferire le seguenti parole per "mettermi a mio agio".
Editore: Il mio nome è Cristiano. Chiamami...Cristiano.
Non sentite anche voi riecheggiare le note della canzone degli sconfitti di Pavia: «Hélas, Monsieur de La Palice/ il est mort devant Pavie / Hélas, s'il n'était pas mort / il serait encore en vie» (Ahimè, il Signor di La Palice è morto. / Morto dinanzi a Pavia; / ahimè, se non fosse morto / sarebbe ancora in vita)? Io le sento, forti e chiare.
Ma, credetemi, si può fare di meglio.
Ecco la mail ricevuta stamane dall'allegrone per cui scrivo recensioni letterarie.

Da: Allegrone
A: SunOfYork
Oggetto: Auguri.

Auguri.
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Allegria signori, allegria!!!
Coinvolta dal ritmo trascinante dell' email, avrei anche voluto rispondere ma l'emozione per simili parole mi ha stroncato. Ok, sicuramente in questo c'è un po' di deformazione professionale, nel senso che, se avessi tempo, mi piacerebbe fare l'editing anche delle mail che ricevo, certo è che quel PUNTO dopo "Auguri" sia nell'oggetto che nel corpo della mail, mi ha fatto venire un brivido lungo la schiena. Auguri punto? AUGURI PUNTO? ma che, mi vuoi portare sfiga?
Ecco come il mio inconscio ha interpretato la sua email.

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+ AUGURI. +

REQUIESCAT IN PACEM
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Auguri. Una prece.

Man:"I'm having spam, spam, spam, spam, spam, spam, baked beans, spam, spam, and spam!"
Cafe Worker:"Baked beans are off!"
Man: "Can I have spam instead?"

Sissignore, che mi si creda o meno, oggi è un buon giorno. Il mio sonno non è stato funestato dall'amplesso furioso e quotidiano dei russi del piano di sopra (ma sarà normale spaccare i piatti durante il sesso?), ho preparato il thè senza ustionarmi e ho fatto colazione in silenzio davanti al pc - attività che amo sopra ogni cosa - ricevendo solo email estremamente gradite e nemmeno una di spam. Non sono incazzata, cosa strana per una che si incazza anche solo per non aver vinto i soldi del lotto sebbene non abbia mai giocato al lotto, a Bologna non c'è un filo di nebbia, sui tetti rossi che vedo dalla mia finestra ci sono tre gatti e il sole è blu*, tra dieci minuti esatti uscirò per andare a prendere l'eurostar che mi porterà a casa per natale e lì rivedrò la persona con cui vado più d'accordo al mondo da 4 anni a questa parte, ossia la mia omonima cugina Sun of York jr. Che guarda caso ha 4 anni.
Sono pronta a scommettere che anche il treno sarà puntuale.

Azz, adesso mi sa che l'ho sparata grossa.
*ovviamente ero sotto l'effetto dell'LSD
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Breve aggiornamento delle h.19.00.
Sono arrivata con un'ora di ritardo. A Bologna un'orda barbarica si è fatta largo negli scompartimenti minacciando il capotreno con dei forconi all'urlo aux armes citoyennes. Il riscaldamento era rotto e a un certo punto verso Ancona sono spuntati i pinguini che non è che si stanno estinguendo, semplicemente stanno migrando verso zone più fredde dell'alaska, cioè le vetture di trenitalia. Per riscaldarci abbiamo dovuto riprodurre la scena della natività. Io - ovviamente - ho fatto la vergine maria.
Nani malefici e urlanti si sono impossessati dei corridoi con macchinine telecomandate e mostri di ogni genere, qualcuno aveva persino portato conigli e altri animali per rendere il viaggio più divertente. Il momento di spannung lo abbiamo avuto quando il coniglio è scappato dalla gabbietta, infilandosi sotto le crinoline inamidate di una vecchia milanese con la puzza sotto il naso. Pensando a quel povero coniglio, ho sogghignato diabolica.
In tutto ciò, l'ectoplasma seduto di fronte a me, mi ha lanciato occhiate languide per tutto il tempo, confermando la tesi secondo cui il mio target sono i camionisti, i seminaristi e i nerd. Ecco un mirabile escerto tratto dalla conversazione tra me e questo fulgido esponente della seconda categoria.

Nerd: ciao, sono Daniele, sei molto affascinante.
SoY (leggendo un libro con l'ipod nelle orecchie): ...
Nerd: sono rimasto incantato vedendo con quanta passione leggi. Sei anche una scrittrice?
SoY (grugnendo): no.
Nerd: "Ognuno sta solo" (il titolo del libro che leggevo) è un verso...eh...di Ungaretti?
SoY: QUA-SI-MO-DO.
Nerd (mortificato): ah, ma allora lo vedi che sei un'esperta di letteratura, che cosa fai nella vita? dai che ti ho sentita parlare prima al cellulare...
SoY: redattrice. casa. editrice. stop. basta. muori.
Nerd: uuuuuh aaaaaah ma braaaaaaaaava. TI VA DI ANALIZZARE CON ME DEI PASSI DELLA BIBBIA?
SoY: no grazie, sono l'anticristo.

Appena i camionisti scioperano, giuro che mi piazzo al casello della Salerno-Reggio Calabria e spopolo.

Lo ammetto, non sono mai stata particolarmente munifica.
Per questo motivo ieri, perché dopo il mio decesso non si dica di me che ero simpatica, ma avevo il braccino corto, ho fatto persino il regalo di natale al comune di Bologna: 50 (o' ppane) euro di multa offerti senza colpo ferire ai due controllori dell'atc saliti - guarda un po'- sul numero 25 (Natale) per Fossolo Due Madonne che d'ora in poi per me sarà sempre irrimediabilmente il numero venticinque per Fossa delle DUE Marianne, che poi, alla fine, potevano pure comprarseli due costumi da babbo natale con tutti i soldi che stanno racimolando in questo periodo.
Ad ogni modo, croce e delizia, anche quest'anno va di moda fare i regali. Io, nella fattispecie, devo farne 10 (e' Fasule) tondi tondi, e siccome anche quest'anno va di moda non avere soldi e non aver voglia di girare per negozi gremiti di clienti urlanti, credo che anche quest'anno farò andare di moda i regali fatti come al cacchio (rfcac).
Dicensi regali fatti come al cacchio, quei regali comprati in trance oracolare all'ora di pranzo del 24 (e'gguardie) col fiato sul collo dei parenti in arrivo per il cenone - di solito a base di vino e ubriacature moleste - e del tacchino che di certo si brucerà, e che di solito si scelgono all'interno dell'intramontabile stringa lcp(v), ossia libro calzini pantofole (vibratore? oddio, non ricordo più per cosa stava la v).
Comunque quest'anno, complice la sindrome dell'ikea (anche nota come sindrome di Bibbi Snurr) che mi affligge da mesi, ho un'idea in più: comprerò i regali e li fracasserò con violenza contro un muro, per poi costringere amici e parenti a ricostruirli pezzo per pezzo, ovviamente i pezzi saranno 90 ('a paura, giustamente). Cosa non si farebbe per gli amici.
Quanto a me, il mio maggior desiderio sarebbe ricevere uno sgabellino.
Da piccola ne avevo uno piccolo in vimini che mi trascinavo dietro per raggiungere i posti in cui non arrivavo da sola senza dover chiedere ai miei genitori di prendermi in braccio. Ho sempre odiato chiedere favori. A un certo punto questo sgabellino fu scagliato giù dalle scale da mio padre nell'unico raptus di follia della sua vita, cosa che ancora sta cercando di farsi perdonare.
Insomma, siccome elaboro benissimo i lutti, ne vorrei uno identico ma più grande per ospitare il mio fondoschiena e resistente per reggere il peso.
Non è ancora natale e ho già mangiato 4 ('o puorco) Kg di struffoli. Sono uno struffolo gigante.
Quintina.
Tombola.
'Fanculo, i soldi sempre agli altri. A me la rogna dei regali.

Camminare la domenica sera sotto i portici di via Broccaindosso può regalare inattese e meravigliose sorprese, come ad esempio non essere stuprata.
Ho scelto deliberatamente e in pieno delle mie facoltà di vivere in una zona degradata del centro storico. Motivo? Qui attorno, fino a poco tempo fa, viveva uno dei due uomini che ho sempre ritenuto irraggiungibili, ossia Samuele Bersani (l'altro è Paul A. Jarvis, ma no, cara la mia matricola dell'ateneo barese che hai digitato furtivamente il suo nome su google, questo è solo uno specchietto per allodole, non troverai informazioni riservate sul glaucopide Paul, per quello dovrai faticare molto di più, parola di una che ci ha impiegato degli anni - il bel britannico non ha nè un account msn, nè uno skype e nemmeno un myspace, hisspace, herspace, ourspace, visto paul, sono brava, ho imparato i pronomi possessivi!).
Comunque. Mi ha detto una spia del KGB che Samuele ha sloggiato da via Begatto per comprar casa a Trastevere: il degrado, da quando ero giunta io nel vicinato, si era fatto insostebibile. Pazienza, quel giorno in feltrinelli lo avevo intuito che non mi voleva, sospetto di cui poi avevo avuto conferma qualche mese dopo, quando, passeggiando in pigiama e ubriaca sotto il suo portico, lo incrociai e urlai "Samuele Grignani, sposami!", al che lui rispose con uno sguardo triste di cui non ho mai capito il perché. Insomma, non mi ha voluto.
Il luminoso corso di Paul Jarvis ha incrociato la mia esistenza diversi anni fa, quando, pudica ventenne (sì, è vero, ho proprio detto "pudica"), mi iscrissi insieme ad altre 30 femmine allupate e qualche gay ai suoi corsi di inglese advanced level. 3 anni a fingere di non sapere una cippa pur di essere bocciati sebbene parlassimo ormai meglio di Camilla Parker Bowles, e lui niente! Per farla breve, nemmeno lui mi ha voluto, a lui la mala pasqua.
Comunque non essere notata non è la cosa peggiore che possa succedere a una donna. Ci sono molte cose più spiacevoli: essere notata (pure troppo) durante un PAP Test, ad esempio. Che poi il test in sè potrebbe anche piacere a qualcuna, il problema è che mettere le gambe dietro alle orecchie non è proprio facile e se non sei una campionessa olimpica di PAP Test, dallo studio del ginecoloco esci poco poco con un'anca lussata e con l'agghiacciante impressione che nessun uomo potrà mai conoscerti come lui. Altra esperienza estremamente sgradevole.
Ma mai quanto parlare con gli operatori dei callcenter dei gestori telefonici, ore e ore a constatare l'incomunicabilità tra esseri umani, tutto per farsi attivare le chiamate gratuite verso un numero prescelto. Più sadici di loro secondo me sono solo gli addetti al recupero crediti e gli impiegati delle biglietterie trenitalia, che sembrano godere di treni che si smarriscono nelle nebbie padane, ritardi, cancellazioni.
Che poi, tutte queste cose spiacevoli le fanno gli accoppiati. Il PAP Test lo fa chi fa sesso, i minuti verso un numero prescelto, idem, il pendolarismo del weekend, vabbè, che ve lo dico a fare.
Tiriamo le somme e buon natale.



Ad esempio le etichette dei post mi danno problemi senza pari. Mi imbrigliano l'ispirazione, mi tormentano, mi mettono sotto il gioco epistemologico e irrimediabilmente mi seducono: cos'è che conta nel comunicare sinteticamente un concetto? La chiarezza? Perchè in quel caso dovrei sfoltire un po' le etichette. La fedeltà ai contenuti? Non pervenuta. L'esaustività? No, ditemelo, vi prego, perchè se così fosse avrei già fallito in partenza. Mi toccherebbe aggiungerne molte di più in fondo al blog e sinceramente non so a chi gioverebbe, alla mia salute no di certo. Manco all'equilibrio formale dei post, visto che sarebbero più le etichette dei concetti, e si sa che l'equilibrio formale è tutto.
Sì sì sì sì ok lo so che nessuno le legge le dannate etichette. Lo so. Il problema è che qui saltano alla luce due istanze contrastanti della comuncazione: quella analitica (che è il mio problema principale con le maledette etichette) - cioè, sai quando hai la smania comunicativa e per spiegare un concetto semplice ne usi altri 23 complessi? che poi, ok, è la vita, ma due balle - e quella sintetica - cioè tu sei un bravo essere civile che sa servirsi di generalizzazioni per cui se uno ti chiede in strada wè Trianda, come va?, tu, compiendo una lodevole generalizzazione, dici Bene, Ermenegildo non indugiando in dettagli tediosi per il tuo interlocutore che se ne va via con la bella sensazione di aver avuto una botta di culo. Il concetto è chiaro: la mia vita non fa più schifo della tua, sommariamente sto bene, ho avuto l'idrocele ma sono guarito, ora non ho tempo, fammi la cortesia di toglierti dalle palle (e detto da uno che ha avuto l'idrocele...).
Bene. La chiarezza è sopravvalutata. Alle parole che squadrano da ogni lato concetti univoci, preferisco le nebulose di significato.
Ultimamente ho conosciuto la persona comunicativamente più analitica al mondo: una casalinga sicula dai modini piccini picciò capace di dissertare per ore su qualsiasi argomento. Ore a parlare dei pro e contro dello Svelto e del Nielsen piatti. Ore sul miglior metodo per pulire il pavimento. Ore, ore e ore sulla crosta degli arancini, ore a parlare dei problemi coi fidanzati, dei parrucchieri, della cellulite: in casa siamo solo donne, figuriamoci di che si parla - la sicula dai modini delicati ha un'opinione sistematica su tutto e non solo ha da dire su tutto, SA tutto.
Esemplifichiamo.
Lei (una inquilina a caso) con l'uomo (ospite per il weekend). Chiusi in camera. A letto. Nudi.
Arriva la signora piccina-picciò (da dietro la porta sprangata): ragazzi, ho fatto gli arancini, li volete?
Lei: nooooooooooooooooo
La signora piccina-picciò: ma li ho fatti con la crosta di pane di sesamo, i piselli, la passata di pomodoro e li ho fritti in olio di mais bollente a 300 gradi farenheit come li facciamo noi in sicilia!
(Lui intanto fa la faccia da piccola fiammiferaia che non tocca cibo da anni)
Lei: nooooooooooooooooo nooooooooo e che palle!!
La signora piccina-picciò: ma...ma..vabbè li conservo per cena, ma che state facendo?
Lei (malevola) : CI STIAMO ALLENANDO A JUJITSU
La signora piccina - picciò: uhm, jujitsu...jujitsu, vediamo...ah sì!conosco il jujitsu! è quell'arte marziale giapponese sviluppatasi nel 1600, il periodo medievale giapponese, probabilmente derivante dalle arti marziali...
Lei, uscendo nuda di camera: DAMMI QUEL CAZZO DI ARANCINO O GIURO SU DIO CHE TI FACCIO FUORI.
Saziato l'appetito, torna dentro e vuole riprendere da dove ha lasciato ma. Ma. I due russi del piano di sopra non sono d'accordo: urlano e si lanciano i piatti. Probabilmente parlano delle due istanze della comunicazione. E pensare che sembrava una coppia seria, sovietici vecchio stampo, ieratici come solo l'URSS. Gente tosta, di Vladivostok, mica cazzi. Pasteggiano a vodka e molotov. Vanno in giro in Trabant. Giuro che se non la smettono di fare casino glielo dico, giuro che gliela dico la faccenda del muro caduto.
E' una vita difficile, certe volte si starebbe meglio all'inferno. O in un posto simile almeno. Che ne so, la sala d'attesa di Milano Centrale potrebbe andare bene ad esempio. Ci fanno le autopsie alle vecchie su quei tavolacci di marmo freddo?
C'era una vecchia presbite accanto a me, dopo due minuti non c'era più.
Il cellulare le squillava e lei lo guardava come solo le vecchie lo guardano, allontanandolo un po' per riuscire a scorgere il nome di chi chiama, che sembra sempre che pensino che il cellulare sia un oggetto del demonio. E' terribile. Che cazzo ci fai, nonna, con un cellulare in mano? Non è roba per te.
A ognuno la sua epoca. A ognuno il suo.
Ai russi, il busto di Lenin a Cavriago. A te nonna, il mattarello per stendere i ravioli fantasticando su Giovanno Rana. A me, un accidenti. Accidenti.
Ragazzi che pena. Ciao.


Ci sono volte che la notte mi sveglio e mi chiedo dove sono, se sono a casa, o se ci sarò mai.
Oggi si è compiuto l’ennesimo trasloco. Un trasloco da una casa ostile che non sarebbe mai potuta essere la mia a una casa amica che non è e - non solo per un fatto di possibilità economiche - non sarà mai mia, e che è stata a sua volta preceduta da una casa che sentivo appartenermi ancora meno, pur essendo il posto in cui sono nata. Pur appartenendo quelle mura alla mia famiglia da tanti anni da averne assorbito nevrosi, buoni propositi, dialoghi, processi alle intenzioni. Pur avendo giocato a nascondino in quelle stanze ed essendomi svegliata lì per più di vent’ anni con l’odore del caffè.
Nemmeno mia è la casa in cui da qualche mese mi sveglio di tanto in tanto, nei weekend, e vengo svegliata dal ciabattare ostinato della signora del piano di sopra o – quando mi va bene – da una carezza sulla testa, che effettivamente riscatta tutte le ore di viaggio fatte per arrivare fin lì.
Non mi appartiene la città in cui vivo che non so bene di chi sia ma di certo non è mia, anche se devo ammettere che oggi, schiacciata a mo’ di sardina nel calduccio del 25, fuori pioggia battente e gelo in anticipo, ho sentito distintamente quanto si stia bene nella stanza degli ospiti se si è desiderati, e alla fine questa città mi ha accolta, me e altre migliaia prima di me, sempre a braccia aperte. Ho sentito quanto questa natura di ospite si sia fatta largo in me fino a definirmi, in un modo o nell’altro, e la cosa mi ha spinto a sfidare l’acquazzone per trovare la connessione più vicina e scrivere questo blog.
Sono ospite pure nelle amicizie, a cui mi avvicino in punta di piedi per evitare scomode ingerenze e a cui quasi mai sento di appartenere totalmente, così come persino nell’ideologia, a cui mai riuscirò ad aderire a pieno, cosicché mai mi si potrà dire di me “fu organica al Partito”.
Non sento come totalmente mio nemmeno il lavoro: sono la lavoratrice a cottimo, quella che fa il lavoro sporco e di solito si prende le briciole e solo se capita, en passant, qualche piccola soddisfazione, tanto che pensavo di scrivere un libro e intitolarlo Le mie provvigioni, solo che i libri dovrei farli pubblicare, non pubblicarli, per guadagnare. Logica che guarda caso non mi appartiene.
E di tutto questo, di tutto questo senso di non appartenenza, di esilio mentale, di spaesamento misto a meraviglia, precarietà che ormai è per me bandiera sbrindellata al vento, io ho fatto cifra caratteristica, terreno che frana sotto i piedi e manifesto personale, croce e delizia.

Non esiste altra casa se non quella che riconosco quando di notte tiro un calcio e ti trovo lì.

Nello studio dei nostri prodotti perseguiamo tre obiettivi: qualità, funzionalità e design. Sull'ultimo non garantiamo.LEX è progettato per assicurare la massima efficienza, delicatezza e facilità nella sua eliminazione dalla vostra vita. Il suo sistema di eliminazione è -nel 99% dei casi - radicale, e lascia la vostra vita enormemente migliorata. Persino gli ex più ostinati vengono rimossi in modo delicato ma fermo. Generalmente la rimozione li rende più deboli e impauriti - se si ripropongono, lo fanno in modo subdolo, sottocutaneo.

Attenzione
  • Mantenere l'ex asciutto e pulito (non chiedetemi perchè);
  • Per ragioni di sicurezza, l'apparecchio deve essere tenuto a distanza da album di fotografie, ricordi e chincaglieria acquistata durante i vostri weekend romantici;
  • Quando l'apparecchio è acceso e vi parla, evitate che i suoni emessi vengano a contatto con le vostre orecchie, richiamando alla vostra memoria che madornale errore sia stato averlo acquistato anni prima.
Informazioni generali sull'eliminazione del LEX
Tutti i metodi di eliminazione radicale possono talvolta causare nell'ex l'insorgere piagnistei, scenate e minacce di morte, a seconda delle sue condizioni psicologiche. Si tratta di una normale reazione che dovrebbe scomparire velocemente, ma che potrebbe essere più evidente nel caso di ex particolarmente rompiballe o di vostri ripensamenti.
Una volta venute a contatto con Lex, la vostra pelle potrebbe risultare irritata. Se dopo 36 ore la sensazione di fastidio non sarà ancora scomparsa, vi consigliamo di consultare un medico.
In generale, la sensazione di fastidio e l'irritazione della pelle, tendono a diminuire considerevolmente insieme alla percentuale di alcool in circolo nel vostro sangue in seguito alla festa organizzata per celebrare la vostra liberazione.

Consigli utili
L'eliminazione è più facile dopo che avete esasperato quello che presto sarà il vostro ex. Procedete come segue:
  1. scenate di gelosia
  2. repentino desiderio di andare all'ikea
  3. veto al calcio (partite della nazionale incluse)
Se non funziona, tirate fuori l'argomento con la "f". No, intendevo "figli".
E' possibile che gli ex più ottusi non capiscano l'antifona: in questo caso provate a sfregare i loro attributi con delle spugne abrasive effetto malta grezza. Funziona, è garantito, in caso contrario avrete dato una sferzata ad un rapporto ormai logoro.

Come usare l'ex.
Per favore, non usatelo. Ci avete messo tanto a liberarvene, ora non lo vorrete di nuovo tra i piedi. E poi, povero caro, lasciatelo scorazzare allo stato brado nei verdi pascoli degli ex.

Garanzia
Forniamo una garanzia valevole per il prodotto della durata di 6 mesi dalla data di acquisto. Nel periodo di garanzia, non ci saranno guasti o comunque non ve ne accorgerete perchè troppo presi a limonare.
Dopo i 6 mesi, sconterete tutto quanto. La garanzia non copre: danni derivati dall'uso improprio del prodotto (tipo se lo prendete a calci), la normale usura conseguente al funzionamento dello stesso, le tare genetiche.
Per accedere al servizio durante il periodo di garanzia è necessario far pervenire il prodotto integro che, insieme allo scontrino, verrà appioppato a un'altra fortunata.
Ricordate, deve tornare indietro integro.
Fragile item. Handle with care.


Nel quartiere dove sono nata c'è un signore che era anziano già quando sono nata. Pure ora è anziano, ma non più anziano di allora: varcato il limes dei 60, si è sempre e solo vecchi, irrimediabilmente vecchi, vecchi senza scampo, e vallo a spiegare ai tuoi nipoti che anche se hai 60 anni in pectore sei ancora un giovanotto, per loro sarai sempre e solo un vecchio. Vabbè.

Questo signore del mio quartiere possedeva un frantoio, ma il suo sogno era un altro. Voleva fare il vigile, desiderio che non ha mai realizzato perchè, appunto, se sei pugliese, possiedi un frantoio di famiglia e vastissimi terreni coltivati ad ulivi che altro puoi fare se non produrre olio, cioè, è proprio un imperativo categorico - attività nobilissima, per carità - senonché lui voleva fare il vigile.
Insomma, questo poveraccio ha passato tutta la vita con la puzza della sansa d'oliva nelle narici, odiando ogni giorno le maledette olive che pure gli davano il pane, poi finalmente negli anni '80, ormai anziano, ha ceduto l'attività ai tre figli, che con tutte le loro belle lauree in management, marketing e pianificazione aziendale, hanno fatto fallire il frantoio.
Intanto a lui era stato diagnosticato un inizio di alzheimer, che nel giro di pochi anni lo ha portato alla completa inconsapevolezza di sé. Perso in questo stato di amnesia, il panciuto signore del mio quartiere ha perso ogni certezza, ogni ricordo: tutto il giorno sta solo, all'incrocio vicino casa mia, e dirige il traffico con ampi gesti delle braccia.
Anche quando in strada ci sono solo io, lui con un cenno mi dà il via libera come se ci trovassimo in un ingorgo all'ora di punta nel pieno centro di una metropoli. Fa un ottimo lavoro.
Certe volte vorrei che anche le mie ambizioni fossero così chiare.


Siccome oggi sono molto incazzata, vorrei sfogare tutte le mie frustrazioni inveendo contro la razza di Uomini e Donne e in particolare contro il più fulgido esponente di questa stirpe, il pluricornificato toro da monta (v.tronista) che si è distinto nella nostra tv trash per le infinite figure di merda raccattate nel corso dei mesi, che ne hanno fatto il beniamino di tutti gli sfigati d'Italia.
Sono incazzata perchè i giovani laureati italiani, per quanto in gamba possano essere, sono quasi sempre sottopagati e in definitiva sempre esauriti, perchè per ottenere il miraggio di quella autonomia che i genitori ex sessantottini pazzi rinfacciano continuamente loro di non sapersi guadagnare, si trovano a fare i giocolieri con tre - quattro lavori, il cui guadagno complessivo non supera assolutamente l'incasso di una serata in discoteca di Luca Dorigo. Perchè essere Luca Dorigo non è facile, bisogna lavorare sodo per opporre il pollice all'indice e reggere il mohito offerto dalla direzione mostrando contemporaneamente l'elastico delle mutande griffate che spunta dai jeans a vita bassa.
Suppongo che l'algido tronista dallo sguardo vitreo sia veneto e sia pressappoco mio coetaneo: queste informazioni, insieme agli addominali oliati, costituiscono il suo ricchissimo curriculum. Intellettuale di rara caratura, allevato dai genitori a suon di Balzac e Dostoevskij (nel senso che i tomi glieli hanno sbattuti violentemente in testa), il mononeuronico Luca Dorigo che in questi minuti sta vivendo probabilmente quello che è il sogno di molti uomini, cioè trovarsi davanti a una sfilza di donne e dire sì/ no a seconda della taglia di reggiseno, ha ribadito per ben 3 volte (dopodiché il gallo ha cantato) la sua natura di esteta ricordandomi un fantastico aneddoto relativo alla mia parrucchiera anita, che una volta mi disse che sua sorella studiava estetica ed io - neokantiana? - "no, inguine e ascelle"; vi lascio immaginare quale circolo culturale sia diventato lo studio di Maria - un cenacolo che farebbe invidia perfino ai caffè parigini di Saint Germain in cui si riunivano Sartre, Gide, Hemingway e la De Beauvoir. Una volta Eco disse che il successo di Mike Bongiorno risiedeva nel suo essere "Everyman" anzichè "Superman": gli spettatori pensavano che se ce l'aveva fatta lui allora magari perchè non loro? Bé non occorre certo essere dei fini semiologi per capire che con Luca Dorigo questo non vale. Lo spettatore sa che se ce l'ha fatta Luca, lui non ce la potrà mai fare perchè è troppo migliore - se proprio volessimo metterci sul solco dell'analisi di Eco, dovremmo definire il nostro raffinato dandy un "Underman".

Bene signori, dopo questa tirata credo dovrei riuscire a gestire la rabbia per qualche giorno. Alla fine bisogna riuscire a scorgere il positivo nelle persone, perchè tutti abbiamo un ruolo determinante su questa terra.
Ad esempio, Luca Dorigo lo vedrei come un ottimo donatore di organi: non avendo mai aperto libro avrà delle splendide cataratte, e suppongo che il cuore sia forte viste le ore passate in palestra. Poi per il cervello, vabbè.
Già immagino la faccia del poveretto che eseguirà l'autopsia quando gli aprirà la testa.

Cari tutti, l'argomento che affronteremo oggi è quanto mai delicato in quanto solleva tutta una serie di annose questioni mai risolte come perchè il maschio ama rotolarsi nel suo stesso sudiciume?quanto è utopistico pensare che un giorno smetterà di gettare la biancheria sporca per terra e di lasciare i cassetti aperti? Com'è possibile diminuire in modo massiccio il quantitativo di entropia dell'universo? Dovrò studiare la termodinamica?, e soprattutto l'angoscioso interrogativo: perchè proprio a me?
La vexata quaestio si dipana attorno a due poli : la di lei capacità di abnegazione e la di lui inettitudine di rendere la propria dimora qualcosa di meglio di un lurido letamaio. Lo so che è difficile per voi, ma vi prego di fare uno sforzo mentale e di seguirmi: questi due poli - direttamente proporzionali nella fase dei cippicippibaubau, ossia il primo anno della relazione - diventano di botto inversamente proporzionali allo scattare del 12° mese, per cui dalla fase in cui voi (noi) fate finta di non badare al casino disumano celandovi dietro a idee balorde del tipo ma lui è un intellettuale, non può badare a queste cose, deve vivere nel suo disordine creativo per poter scrivere/dipingere/comporre, capite che sono tutte cazzate e vi state solo illudendo che lui sia un artista quando invece è un maiale nato cresciuto e pasciuto che vi sta portando via la vita. Inforcate allora una scopa gigante, vi mettete in assetto da jihad e bonificate le valli di comacchio che per l'occasione si sono trasferite nella vostra stamberga, maledicendo la di lui tenera nutrice (ricordarsi sempre di dare la colpa alle suocere, mi raccomando, o non siete vere donne) per non avergli insegnato a stare al mondo a suon di schicchere dietro le orecchie, rendendo il sangue del suo sangue un vitellone ultratrentenne che passa la giornata sbriciolando le pringles per terra mentre voi vi consolate pensando sadicamente a quando avrete un figlio maschio tale e quale al vostro amato e vostra nuora vi maledirà tra una ramazzata e l'altra, ma non saranno più fatti vostri, eh no!, perchè ormai glielo avete sbolognato quel bellimbusto del vostro figlioletto e chi s'è visto s'è visto.
Detto questo, per quanto riguarda la domanda perchè proprio a me?, consolatevi. Giunta nella stanza in foto udii proferire la frase "ho messo in ordine per te" con una tale dolcezza che quasi quasi non feci caso a nulla, ma ho comunque voluto immortalare il momento a imperitura memoria e per inviare al CICAP* una testimonianza della presenze sovrannaturali in questo luogo. Perchè non può essere stato un essere umano.

*Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale


10.9.07

The way we were (20 years ago)

Posted by SunOfYork |

(da leggersi strascicato in stile centro sociale)
Cioè la Barilla?Cioè, ma lo sai che la Barilla è una multinazionale uguale merda, cioè capisci, una di quelle che sfruttano i lavoratori per il proprio profitto personale, perchè la moglie del capo si deve fare la pelliccia di cincillà e i figli devono avere sette telefonini ciascuno per telefonarsi da una stanza all'altra?Cioè, io so' contro a questo sistema perverso delle multinazionali, cioè, so' stanco di queste aziende sempre pronte a genuflettersi davanti alle istanze di un impero capitalista, bellicista e ehm..ista cioè, so' stufo di un mondo votato al dio denaro, cioè, capisci, cioè, so' contro.

Detto questo, non compro pasta barilla e voto rifondazione. Però sono un bel po' di ricordi.
E anche un bel po' di desideri su come vorrei la mia vita futura (tranne il marito, che lo vorrei un po' meno cesso, e la bambina, che vorrei avesse i miei occhi e fosse un po' meno chiatta, e l'arredamento della casa, che non è ikea come piace a me, ah e poi vorrei che non piovesse. Vabbè insomma voglio solo l'impermeabile giallo e il gatto. Che già ho. E quindi sto bene come sto)

Oggi ricomincia House.
Ho l'influenza e sto morendo. Il mio organismo deve essere senza dubbio una macchina perfetta e dotata di volontà propria, perchè alle 23.59 del 31 agosto ha messo una bella croce nera sulla parola estate e ha detto adios amigos alle difese immunitarie, scatenando in me una influenza biblica di quelle che c'ho messo un'ora e un quarto per spiegare al telefono al dottore tutti i sintomi che ho, e il poraccio non ha potuto far altro che comunicarmi che sono spacciata, cosa che d'altro canto già sapevo da me, e anzi, se constatava in anticipo il decesso, ci cavavamo pure quest'altro dente. Avevo anche pensato di aver contratto l'aviaria, se non fosse che mia nonna in un eccesso di zelo, annegò i suoi pennuti nel lavandino del bagno a tempo debito. Certo il mio gatto potrebbe averla presa e poi passata a me durante i preliminari, anche se non è più lo stesso di una volta, e sempre più di frequente capita che li voglia del tutto saltare.
Io non so cosa sia questa Cosa che mi affligge ma è certo che non sarò mai una di quelle eroine tutte compunte dei romanzi di fine ottocento, sempre pallide ed emaciate per la tisi, che di punto in bianco si mettono una gelida manina sulla fronte e svengono con un sospiro. Io rantolo. E rantolando mi dimeno nel letto. E dimenandomi tossisco come uno scaricatore di porto, e tossendo sputacchio tutto i giro, pure sul monitor adesso, avete capito l'antifona: mi sono trasformata in un prodotto della Cosa, in una palla di muco e pelo che a stento ce la fa a rotolarsi nel vicks vaporub e a rimanere a galla tra i klinex, ormai irrimediabilmente actigrip-dipendente, giallastra anzichè pallida, con in testa dei rasta spontanei e - sarei pronta a scommetterci - con un alito decisamente pestilenziale. Un cesso. Con le pustole. E le zecche. E, ok, la taglio qui sennò non trombo più da qui all'eternità, chè gli uomini son deboli di stomaco, loro.
La Cosa ha un potere di contagio talmente soprendente che nonostante io sia stata confinata in mansarda senza i miei amati medicinali e senza manco un cranio da rosicchiare, e la porta sia stata murata con tutti i crismi, oggi ho sentito provenire dal piano di sotto una serie di starnuti in contrappunto e ho ghignato. Pensate che or ora mi è giunta notizia che anche il Papa sarebbe stato contagiato dalla mia malattia e avrebbe un terribile mal di gola che rende ancor più piacevole la sua già soave parlata.
Forse ho una malattia autoimmune. Secondo Cameron di certo si tratterebbe di lupus. Secondo il dottor House sarei solo una tossicodipendente in cerca di altro actigrip, e come tale avrei la sua solidarietà.
Tra pochi giorni esce un libro sull'etica del Dottor House, ad opera del collettivo filosofico Blitris.
Non so manco di che parla, ma l'etica di House sento di condividerla profondamente. E ora datemi il mio actigrip che me lo devo fumare.


Sarò sintetica: una breve nota per ricordare che alla fine siamo solo un branco di nerd sociopatici che cercano di riscattarsi da un'adolescenza brufolosa fatta di rifiuti e umiliazioni, che i commenti sono marchette con il solo scopo di ricevere visite di ritorno, che anche tra i bloggers esistono corporazioni e gerarchie come in ogni altro settore e che anche qui chi sta ai vertici delle classifiche non sempre - sì, mi va di usare un eufemismo - è il più meritevole, ma chi ha saputo gestire meglio le proprie PR. Che è molto comodo stare dietro a uno schermo e fare gli assi della blogosfera, che saper scrivere è tutto un altro paio di maniche, che scrivere un post su come si scrive un post è una faccenda da spocchiosetti e che quelli che si sentono blogstar (argh) e lo negano mi stanno sinceramente sulle balle.
Ho fatto la scoperta dell'acqua calda, direte voi, dello stesso argomento ne avevano parlato blog più autorevoli. Me ne frego. Cristo santo, alla fine sono solo dei blog.
Non prendiamoci troppo sul serio.

Oggi, venerdì 17 , ho chiamato i pompieri.
Si era di rientro da un' allegra uscita mattutina, io e altri tre fortunati ospiti della mia dacia tra cui uno dei maggiori estimatori del mio blog - giusto per significarvi di quali intellettuali ami circondarmi - , quando, appropinquatici al portone, ci rendemmo conto di aver preso il mazzo sbagliato di chiavi.
Senza tirarla per le lunghe, siccome in pratica, abito in un palazzo che pare Alcatraz, per entrare occorre superare svariate barriere. Riusciamo a superare brillantemente la prima citofonando a casaccio a tutto il palazzo, la seconda chiamando la badante polacca della vegliarda del terzo piano, la terza grazie a l'unica chiave funzionante del mazzo. Resta la porta blindatissima per entrare in casa.
Chiamiamo tutti i numeri gratuiti che conosciamo, passando per il Telefono Viola contro gli abusi psichiatrici e la Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli), ci accorgiamo che i pompieri sono al 115. Semba fatta ma. Ci chiedono 150 euro perchè non abbiamo nè un anziano paraplegico in casa, nè un'emergenza tipo gas aperto e manco un animale da salvare, no no, niente di tutto ciò, siamo solo delle gran teste di cazzo e quindi dobbiamo pagare. Al che facciamo presente che al costo di 150 euro, non solo prendiamo atto del fatto di essere delle somme teste di cazzo ma impariamo pure a raggiungere il balcone al secondo piano volando, chè siamo tutti studenti (bugia) squattrinati (vero) e di pagare non se ne parla proprio. Impietositi dalla sceneggiata napoletana messa in atto da uno dei quattro per far sì che -testuali parole- lo identifichino con Totò e provino un moto di simpatia, decidono di venirci in aiuto, proponendo come pagamento quello che sarà il mio primogenito, cosa che io ovviamente accetto subito con urla di giubilo.
Ora, uno studio che mi sto inventando in questo momento a suffragio di non so manco io cosa, dice che se in una giornata qualcosa mi va molto storto, qualcos'altro mi deve andare molto bene per evitare che gli zebedei, girando all'impazzata, si surriscaldino eccessivamente, provocando l'ulteriore scioglimento delle calotte polari e altre robe così, ché poi moriamo tutti annegati e sembra the day after tomorrow.
Insomma, i pompieri arrivano, sono giovani, sudati e veramente boni come il pane. Provano la soluzione che più mette in mostra la loro potenza, cioè aprire la porta con i loro bicipiti scolpiti, le loro mani possenti, il loro sguardo ehm profondo, il loro torace su cui voluttuoso scivola un rivolo di sudore, e poi vabbè, perchè hanno studiato tutti filosofia e sanno che spesso la soluzione più semplice è quella valida, ad ogni modo non riescono ad aprire la porta. Quindi con i loro bicipiti scolpiti, le loro mani possenti, il loro sguardo ehm profondo, il loro torace su cui voluttuoso scivola un rivolo di sudore, pigliano 'na scala e dal terrazzo dell'appartamento accanto in cui abita una zitella che non finirà mai di ringraziarci per averle fatto entrare in casa siffatti adoni, si inerpicano agilmente fino al balcone dov'è stesa la mia biancheria intima. La finestra è aperta, perchè in effetti anche se noi non potevamo entrare, volevamo lasciare ai ladri la possibilità di farlo al posto nostro, tutto fila liscio come l'olio, il pompiere riesce ad entrare in casa senza problemi, gli regalo un paio di mutandine e vanno via sul loro furgone rosso fuoco senza chiedere nient'altro. Eroi.

"Amore, tu sei alto, non posso scalarti - ma, si fosse in due, chissà che noi -

alternandoci - al Chimborazo, alla fine, non si arrivi a starti accanto"
(Emily Dickinson)

Giusto per rassicurarvi, Barbie e Ken ancora stanno insieme e se la spassano alla grande. La mattina si alzano alle undici, guardano molta tv trash borbottando contro il palinsesto estivo, si godono la città deserta, il tutto non spostandosi mai dal letto che infatti nel giro di 10 giorni è diventato il loro habitat naturale: ristorante, cinema, posto di lavoro, biblioteca, lunapark e - solo occasionalmente - giaciglio.
Certo, a Barbie ancora le si scombussolano le sinapsi quando, entrando in camera, vede calzini sparsi sul pavimento, sacchetti di patatine vuoti ovunque, il letto sfatto e Ken, stravaccato sopra, che si gratta la pancia pelosa, e non parliamo del tubetto di dentifricio strizzato a metà, per cortesia.
Barbie fa i piatti e medita vendetta, tremenda vendetta. Poi pensa che c'ha un'età e vuole procreare, allora va da Ken e gli mostra le tette. Solo occasionalmente lui si risveglia dal suo perenne torpore.

*"tutto procede in perfetto disordine" è il titolo di un romanzo di Gianluca Antonacci edito per Palomar

A poco più di 100 Km da Miami, un gruppo di adoratori di Cristo andrà ad abitare in una città di recente costruzione che prenderà il nome di Ave Maria City. Tutta gente molto moderata: pare che nelle scuole non si farà menzione della teoria evoluzionista ma solo di quella (molto più fondata) creazionista, non saranno ammesse coppie gay e coppie di fatto e verrà insegnato uno stile di vita improntato alla morigeratezza.
Inutile dire che la città è già il mio nuovo incubo: al centro troneggia un enorme crocifisso di più di 20 metri accanto a una chiesa in stile italiano (ma quando mai) alta più di 30 metri.
Davanti alla chiesa hanno già piazzato una pira con sopra scritto "waiting for sunofyork to come".
Questo capolavoro di buon gusto che è Ave Maria City è stato fortemente voluto e finanziato da un miliardario di nome Tom Monaghan, un tale che da possedere una pizzeria, ne ha aperte 6000 in tutti gli USA (guarda caso, chiamò la catena Domino's Pizza), fondando l'impero della pizza e autoproclamandosi "Il PAPA della Pizza".
Voci mi dicono che persino Ratzinger, apprendendo di questa comunità di esaltati mentre scriveva la sua ultima enciclica "De turpitudine gayorum gentium et pulchritudine adulescentorum"* sottotitolata "Sparando a zero contro tutti ", abbia esclamato perplesso: "Minchia che fanatici"

P.S. sì, non c'entra con barbie e ken, ad ogni modo la loro saga ricomincerà presto. se non potete proprio accettare il fatto che questo post non sia collegato a loro, potete pensare che quella nel disegno sia la chiesa dove Barbie e Ken si sposeranno.

*"Della sconcezza del popolo dei gay e della bellezza degli adolescenti"

I am thinking it's a sign that the freckles in our eyes are mirror images and when we kiss they're perfectly aligned


(The Postal Service, Such Great Heights)
Per uno che ha fatto della futilità la chiave di volta della propria esistenza, dev'essere stato ben strano pensare che forse, alla fine, svegliarsi a 80 anni con Barbierugosa al proprio fianco non deve fare proprio schifo.
Non conta se leggi Proust e ti atteggi a persona profonda o se sei un pupazzo di plastica. Ogni tanto casualmente certi tuoi spigoli si incastrano con quelli di qualcuno con cui sei perfettamente allineato e mica te lo vuoi far scappare, che le botte di culo non sono poi così frequenti.
Certo quanto a botte di culo, qualche perplessità forse la suscita il fatto che sia Barbie a star dietro a Ken e non viceversa, ma che volete che sia.
(more to come)

Anche tu sei un uomo, ma non solo un uomo,un giardino:ti fanno compagnia le lunghe amachei caldi tropicali, le Azzorre. Ma tutto in te è magnifica Grecia, non hai la perspicacia di Ulisse non hai la malizia degli uomini, ma sei silenzioso e caldocome la matrice di un giunco.

(Alda Merini, Anche tu sei un uomo)

Barbie conobbe Ken in palestra, dove si recava ormai ogni giorno da un mese per sfogarsi: la sua pulsione sessuale era grande e Chiappy iniziava a dare i primi segni di cedimento.
Lui era lì che grugniva sollevando i pesi, lei ansimava sul tapis roulant. Fu amore a prima vista.
Sorseggiando una bevanda multivitaminica, scoprirono di avere molte passioni in comune, in primis le bevande multivitaminiche.
Condividiamo molto di più di quello che le altre coppie normalmente condividono - disse appena uscita dalla palestra all'amica Skipper - e poi è SUPERFICO!! E' bello, biondo, ricco e intelligente. Lo sento Skippy, è quello giusto.
A Skippy ce viene n'ulcera che pare il traforo del Frejus. L'indomani, vincendo la sua proverbiale pigrizia, si iscriverà in palestra.
(more to come)

"From forth the fatal loins of these two foes A pair of star-crossed lovers take their life; Whose misadventured, piteous overthrows do, with their death, bury their parents' strife."

(W.Shakespeare, Romeo and Juliet)
Barbie è sotto i 30 anni, ha un buon lavoro (trovatole dal padre), una villetta (compratale dal padre) con prato inglese (curatole dal padre) e un cane, Chiappy (regalatole dal padre). Nessun trauma di cui abbia memoria, una vita senza grossi drammi, fatta eccezione per quando le spuntò un brufolo enorme prima del ballo delle debuttanti, nessun conflitto psicologico grave. Certe volte sogna di trucidare la madre con un machete e sposare il padre, ma vabbè, è tutto sotto controllo, sono cose che capitano alle figlie primogenite, no? non è così? vi prego ditemi di sì.
Tutto va super bene - disse quel lunedì alla sua amica Skipper, mentre sorseggiava un cocktail alla fragola - certo, mi ci vorrebbe proprio un uomo, Chiappy non mi soddisfa più come una volta, e poi è troppo rude e a letto non mi dice mai niente di carino.

Angela + SunOfYork

Angela sente l'urgenza di rivelare su un blog la sua interiorità, i suoi sentimenti, le sue frustrazioni. Corre al PC, scrive tre righe, poi pensa "Tutte cazzate". Alza i tacchi e si allontana.

30 secondi e torna l'ispirazione: qualcosa brucia sotto la cenere. Deve assolutamente tirar fuori questo qualcosa prima che esploda. Si siede, altre tre righe, poi ancora SunOfYork "Maddai, su, ma che ti piglia con ste menate tardoadolescenziali, chi vuoi che ti prenda sul serio chè ormai ti conoscono tutti da queste parti".

Il tuo problema, vecchia mia, è che manco tu stessa ti prendi sul serio. Oggi hai pensato "quanto mi piacerebbe avere un figlio", poi sei esplosa in una risata inquietante e hai conficcato una matita nell'occhio del cicciobello con cui ancora oggi alla tua età continui a dormire.

No cari, non è il sibolo delle Brigate Rosse.

Volevo solo mostrarvi la complessa triangolazione messa a punto nella notte di ieri per ventilare la casa arroventata dai 46°C: ai vertici, come potete immaginare, i 5 ventilatori.

L'individuo A in basso a sinistra sono io che ne abbraccio voluttuosamente uno.
L'individuo C è la nonna ottantenne esperta di trigonometria che si è piazzata all'incrocio dei venti.
L'individuo B si è messo un po' in disparte sperando che la potenza delle pale del ventilatore formi una tromba d'aria tale da risucchiare la garrula madre.

(Tutto questo per non contribuire al global warming con i condizionatori)

Tra le chiavi di ricerca con cui la gente arriva più frequentemente al mio blog, oltre all'intramontabile "lesbiche che limonano"in mille e mille varianti, compaiono l'inquietante "angela aiutami" e "come trasformare i cattivi ragazzi in bravi ragazzi": ad occhio e croce direi che le ultime due sono opera di donne.
Dunque care mie, siccome oggi sento un afflato mistico che mi spinge a far del bene all'umanità tutta (incluse coloro che probabilmente mi ruberanno il posto di lavoro trombandosi il capo sulla scrivania dell'ufficio) vi aiuterò, lacerando a modo mio quel famoso velo di Maya che è poi la causa principale del vostro male.
L'uomo non cambia.
(Ripetiamolo insieme tenendoci per mano)
Conosco una che per un sacco di tempo ha sperato che il tizio con cui stava le svelasse almeno un po' i suoi sentimenti. Aveva quasi perso le speranze quando a un certo punto una sera
Tizio arido : "ieri pensavo al fatto che andiamo perfettamente d'accordo e il merito è quasi tutto tuo che hai un carattere stupendo"
L'ingenuotta con gli occhi a cuoricino: (pensando tra sè e sè) : allora non è vero! gli uomini cambiano!!quella cretina di sunofyork si sbaglia, è solo invidiosa!
Tizio arido: "comunque belle pere".
Andiamo, non siamo naif. L'uomo non cambia nè nelle piccole nè nelle grandi cose.
E se cambia, glielo rinfacciamo in eterno.

Oggi leggevo la sezione "Affari di cuore" di un settimanale bolognese gratuito.
Accanto al mitico "Federica: sono una donna MA con le palle. Autoreggenti, tacchi a spillo, ambiente climatizzato" e ad "Alina, 18enne maliziosa. Mi hanno regalato una cagnetta che ama rotolarsi con me per terra, vuoi rotolarti anche tu con noi? (!)", una cosa mi ha fatto sorridere più di tutte.
Silvia, 62 anni: mi sono sempre chiesta se esista l'uomo giusto, capace di far sognare una donna...io ancora non l'ho incontrato.
Aspetto qualcuno che mi faccia ricredere, qualcuno di speciale su cui investire i miei sentimenti.
Eh aspetta e spera, cara. Fossi in te investirei in un loculo.






Sì, lo so, la notizia che i valvassini non sono mai esistiti vi ha sconvolti. In effetti ha sconvolto anche me, che ho sempre pensato fossero i più simpatici della famosa triade vassalli valvassori e valvassini, ma tant'è, lo dice pure wikipedia.
Sono cose belle e comunque di una certa utilità per la vita. Sfido chiunque a dire che non si fa una porca figura ad esordire in una conversazione davanti al bancone del bar dicendo a sproposito, sapete, i valvassini non sono mai esistiti.

Dunque, chiusa la parentesi di delirio, il fatto è che pensavo al feudalesimo in campo accademico.
Sul bel vertice aguzzo della nostra bella piramide piazziamoci seduto l'Individuo X, che forse qualcuno invidierà per svariati motivi, ma io sinceramente mi sento di compatire visto quant'è aguzzo quel vertice.
Ora si dà il caso che l'Individuo X rappresenti la cultura italiana dagli anni '60 in poi. Anzi più che rappresentarla, la incarna. Meglio ancora, lo è.
Sotto la sua egida, uno stuolo di intellettuali di varia taglia, professori universitari, ricercatori, umanisti naif, imbroglioni, truffatori, maghi, falsi predicatori, questuanti.
Persino Dio se spera di fare qualcosa in ambito accademico deve entrare nelle Sue grazie.
Bene, immaginiamo una situazione del tipo: Individuo X incontra nel suo studio Individuo Y - aka P.P., Pesce Piccolo - per discutere un argomento Z (è vero, questa cosa dell'argomento Z la potevo pure omettere ma faceva troppo figo e non ho resistito).
Segue lungo incontro in cui si lanciano alcune idee per un certo progetto (cioè, l'Individuo X lancia alcune idee, l'Individuo Y riporta una contrattura al collo per il vigore con cui annuisce tutto il tempo).
L'incontro sta per volgere al termine. L'Individuo X invita l'Individuo Y a seguirlo un attimo in biblioteca prima di accommiatarsi. Si avvia verso il portone dello studio, mano sulla maniglia si volta e dice:
"Ah bè, se vuole può portarmi la borsa", attendendo una risposta come "Certo, gliela porterò con la lingua mentre piroetto a testa in giù".
Fatto sta che il Pesce Piccolo, intontito dalle esalazioni di inchiostro che provengono dai codici medievali stipati nei cassetti dell'Individuo X, interpreta una chiara richiesta come un'offerta e risponde:
"No grazie, non si preoccupi. La porti pure lei".
L'Individuo X lo guarda in tralice, poi torna indietro e piglia la valigetta di cuoio.
Cacchio se si sta bene tra i servi della gleba.

  • quando tra un buco e l'altro i tossici sotto casa ti guardano in faccia e ti dicono "azz però, che brutta cera", forse è il caso di darci un taglio con le nottate insonni, di pigliarti un sonnifero e dormire per 120 anni di fila;
  • mai accettare di vedere la propria famiglia per intero in webcam se si hanno gli ormoni scombussolati - crederai di amarli e nella migliore delle ipotesi rischierai di soffocare nei cleenex, sennò morirai annegata nelle tue stesse lacrime davanti ad un monitor, e chi ti troverà, sola e sfatta, penserà di te "non solo era cessa ma anche patetica";
  • se puoi, evita di uscire durante i primi caldi: ci sono ragazze inspiegabilmente già abbronzate, depilate e in ultima analisi, magnifiche, mentre tu dormi ancora col piumone, la ceretta la farai nè prima nè dopo agosto, e sei così pallida da sembrare catarifrangente;
  • non mandare sms troppo carini al tuo lui/lei o penserà che sei sbronza e lo/la stai tradendo. ricordati sempre di usare bastone e carota q.b. (e tieniti pronta alle battute su bastoni e carote, perchè qualcuno forse le farà);
  • se malauguratamente ti trovi a parlare davanti all'Accademia della Crusca e altri fondamentalisti simili, astieniti dal rivolgerti all'anziano presidente dicendo "come butta zio" e/o dall'usare parole inglesi quando non servono. Tools informatici, approccio top down o bottom up, strategie "corpus driven". N'altra parola inglese e ti sei fottuta il futuro. In caso avessi qualche speranza.
  • il ferro da stiro è uno strumento del diavolo, o meglio, il ferro da stiro E' il diavolo in persona, sceso sulla terra per farti scontare i tuoi peccati;
  • ai convegni di linguistica applicata e a tutte le occasioni accademiche ufficiali c'è sempre cibo scadente, però ci sono delle buone caramelle alla frutta e ti puoi divertire un mondo schioccando le dita per svegliare il professore accanto a te che è caduto in uno stato di incoscienza semicomatosa durante un interessantissimo intervento sui markers conversazionali;
  • la vita in diretta fa schifo (questo già l'ho detto in un'etichetta), ma non è che in differita sia molto meglio.

S _ A _ _ L O

Ve lo dico io, cari i miei insigni italianisti, che già immagino il fumo che vi esce dalle orecchie per lo sforzo. La parola in questione è SCAPOLO: "scapolo" da ex capulus, colui che si è liberato "dal cappio".

E' per queste piccole gioie che ringrazio il signore iddio nostro (sempre sia lodato) di aver compiuto quegli stessi studi umanistici che pure mi porteranno, barbona, a morire di stenti sotto i portici bolognesi, unica consolazione un fiaschetto di lambrusco e qualche perla linguistica da regalare ai tossici.

Dura un momento: poi riprendo a far roteare il lazo da brava bovara. La mandria di uomini corre, corre disperata, ma per qualcuno non c'è scampo.

Esistono solo due cose al mondo in grado di farmi uscire dai gangheri, le cosiddette due T: la Tecnologia e Trenitalia.
Sulla prima rinuncio anche a parlare. Ventilatori che prendono fuoco, la radio che si sintonizza solo su radio maria, canzoni che compaiono miracolosamente sull’Ipod, la tv che si accende quando apro la porta, il portatile che si resetta senza motivo, sono tutti eventi che hanno chiaramente in sé la scintilla mistica del divino.
Ma trenitalia no.
Trenitalia è un castigo mandatoci da Cristo in persona per farci capire che dobbiamo starci alle case nostre spezzati di gambe. Perchè Cristo parla come mia nonna.
Oggi ero a Roma. Volevo essere a Bologna nel primo pomeriggio.
Volevo. Desideravo.Bramavo.Credevo. Dovevo.
Ma non potevo.
Evidentemente i piani di qualcuno lassù erano diversi. La Voce sempre foriera di enormi catastrofi annuncia i primi 90 minuti di ritardo.
L’intercity 704 per Venezia Santa Lucia partirà con un ritardo di 90 minuti. Dei manifestanti stronzi hanno occupato la stazione di Vattelappesca quindi amen. Prendete, impacchettate e portate a casa. Per eventuali reclami fottetevi. Trenitalia non si scusa per il disagio recato, pigliatevela coi responsabili.
Maledetti cannaioli, ma non eravate tutti al concerto del primo maggio a sbronzarvi, baciarvi, drogarvi, copulare ecc. A fare quelle robe da ggiovani insomma?No, eh?

Tempo mezz’ora e i minuti di ritardo da 90 diventano 140. "Bene, almeno ora siamo in media" - penso.
Arriva l’immancabile UTIDT ossia l’Utente Trenitalia Ignaro di Tutto aka CNSUC, il Cretino che non sa un Cazzo.
CNSUC – guardando il tabellone delle partenze - : "tutti i treni sono in ritardo"
Sun Of York: "snort sgrunt uff"
CNSUC: " io dovevo andare a Bologna ma il mio treno ha 140 minuti di ritardo, come devo fare?"
Sun Of York: aaaargh
CNSUC: "anche lei deve prendere quel treno?"
Sun Of York, in assetto da jihad, mentre tenta di farsi esplodere ingoiando un intero pacchetto di mentos e traccannandoci su un bel sorso di coca cola light : iatàààààà
CNSUC: "le serve per caso un esorcista?"
Sun of York: "sì, la prego buon uomo".


Qualche giorno fa ho fatto un sogno premonitore.
Dormivo il sonno dei giusti nel mio letto quando ad un tratto un controllore FS faceva irruzione nella mia stanza svegliandomi con un brutale “Biglietto prego”.
Sun Of York: "biglietto per cosa?"
Controllore – tastando qualcosa nella tasca - : "non faccia la furba lei. Il biglietto per VIVERE".
Sun of York: "Ah certo. Io ho il biglietto per la vita di seconda classe".
Controllore, alzando il sopracciglio : "non avevo dubbi".

Se ne va. Lo sento ripetere nella stanza accanto il celebre ritornello col suo tono metallico standard:
"Biglietti prego"
Una voce tremante: "mi spiace, non ce l'ho, la prego..."
Silenzio.
Poi un colpo di pistola. Un pendolare in meno.


(post estremamente lagnoso e autoindulgente, con picchi vagamente adolescenziali, immagine patetica ma con buona chiusa. Ed in più è breve.)

Internet non aiuta a dimenticare le persone.
Stanotte ho capito che in caso di raptus masochistici, la cosa giusta da fare è stare lontani da google - meglio evitare di far saltare per aria certi tappi.
Io, ad esempio, avendo aperto un vaso di Pandora, passerò i prossimi 3 anni (esattamente quanto ci avevo messo per convincermi della validità del processo di rimozione) a cercare di richiuderlo. Stavolta mi sa che si va di ipnosi: mi sento un po' come Sisifo ma vabbè.
Che poi, ognuno fa le sue scelte e ci convive anche bene, con una botta di culo si può persino rasentare la felicità.
Certo avrei preferito fare certe scelte -nonostante poi in un certo senso si siano rivelate quelle vincenti - senza una pistola puntata alla tempia.
Ingoiare il rospo, pizzico sulla pancia, testa alta, pancia in dentro e petto in fuori. Andare avanti. Adesso.
Anzi, prima di adesso: ora. E muoviti! Che aspetti, stronza?

Scusate, sento la necessità di chiarire una cosa.

(non frega niente a nessuno, sì, lo so, nè ci sarebbe niente di male se lo fossi, anzi forse sarebbe anche una esperienza da fare nell'arco di una vita, che dio mi scansi e liberi da ogni pregiudizio, di qualsiasi tipo esso sia: non è il caso di scomporsi tanto se una cosa non è vera, sì, so anche questo, ma non ho molte certezze nella mia vita e a quelle poche certezze che ho mi ci aggrappo con le unghie e coi denti come una disperata, e questo lo so per certo)

NON SONO LESBICA.
FORSE AVRO' UN'"IRONIA LESBO" (cit.) MA SONO ETERO: parola di scout.
(mai stata scout, ma faceva figo)
Buona Pasqua a tutti
ed ora ITE, MISSA EST.

per le spiegazioni, rimando all'ottimo The Legs.
Traccia 3. Intervista a Scamarcio.


Intervistratrice: lei è al momento il giovane attore più acclamato e desiderato da tutte le teenager italiane. Come si sente nel ruolo di sex symbol: è un'etichetta che le sta stretta o vive serenamente il rapporto con la sua bellezza?
Scamarcio (dubbioso): "acclamato"? non capisco. avevo detto niente interviste in inglese.
I.:vabbè, passiamo ad altro. lei è spesso definito come un seduttore. Ma è vero che in amore bisogna applicare delle strategie, e se sì, lei come fa a sedurre una donna?
S.:...
I.:sì, intendo dire, usa l'ironia, la cultura, le prende per la gola cucinando intingoli afrodisiaci?
S.:(ciancicandosi il pacco): la cultura.
I.: ovviamente. parliamo ora del suo rapporto con la telecamera. lei parla poco, si concede con difficoltà alle interviste, risponde a monosillabi. E' solo analfabeta o c'è dell'altro?
S.:sì.
I.:"sì" cosa? Non ha capito la battuta?
S.:...
I.:e iamm Scamarcio bello, rispondi, su. Cosa si nasconde dietro quest'aria da tenebroso? Da bravo, figliolo - accarezzandogli la testa- PARLA prima che mi venga un prolasso dell'utero.
S.(un rivolo di bava gli cade dalla bocca, lo sguardo si fa più vitreo del normale):...
I.: lei tempo fa ha detto che se non avesse fatto l'attore, le sarebbe piaciuto diventare contadino. ripensarci, no?
S.:(suoni disarticolati) la zappa....tenere in mano...io...non riesco proprio...
I.: (schioccando le dita) Guarda bello, guarda qua! - poi lancia un osso lontano. Corri Scamarcio, corri!
Scamarcio torna, ma ovviamente non porta niente indietro.

Sotto l'elettroencefalogramma di Scamarcio nel momento di massima attività cerebrale della giornata.






2.4.07

3 mq bastano

Posted by SunOfYork |

Le case enormi sono terribilmente impersonali.

Di solito quando le case sono troppo grandi perdono la qualità di "casa" e acquistano quella di "aeroporto", lasciando una spiacevole impressione di precarietà: le porte si aprono e si chiudono, le persone si incrociano nei corridoi, delle parole non resta che qualche vaga ego nei vanoscala.
Io voglio un posto raccolto, in modo che per comunicare i miei pensieri sia sufficiente sussurrarli e non dover sempre stare lì a urlarli in faccia a qualcuno; in modo che le emozioni rimbalzino come palline da tennis tra le quattro pareti e non vadano disperse.
Mi piacerebbe poi avere sempre tutto sottomano -libri, film, cd, giochi, cuscini, coperte, telefono, cibo, fogli e penne- così di volta in volta posso trasformare il mio spazio vitale in letto, ludoteca, cinema, biblioteca, ristorante.
Alla mia capacità di essere felice non si addicono gli spazi sterminati; nel tempo è diventata qualcosa di estremamente più concentrato e coriaceo per preservarsi da attacchi esterni: concorderai con me che una casa sull'albero a questo punto è proprio l'ideale per evitare seccature esterne.
La mia casa la voglio piccola, così che si riscaldi prima e che il solo gesto di far spazio per qualcun'altro basti a dire tutto, e le parole diventino convenevoli inutili.
Vado all'Ikea e vedo se ce l'hanno, sennò pure una cuccia va bene. Così risparmio sul condono.

Oggi vi svelerò un fatto fondamentale, ossia di cosa mi occupo nella mia inutile vita: la mia professione è collezionare bloggers.
Cari miei, io in un modo o nell'altro vi conosco tutti (e qui scatta un tripudio danzante sulle parole "che culo") - anzi, per l'esattezza, fino ad oggi vi conoscevo tutti TRANNE UNO.
individuo x : "ce l'hai bombay?"
sunofyork: "celo"
indivuo x: "ce l'hai l'ossimorosa?"
sunofyork: "celo"
individuo x "c'hai pure randomante?!?!"
sunofyork: "diamine se celo. è stata dura ma celo"
individuo x: "e FLY?"
sunofyork: "azz".

Bene, oggi 24/3/2007 vi scrivo con la gioia di chi ha completato l'album delle figurine dopo mesi e mesi di tribolazioni. Badate bene, non come quelli sfigati che, pagando profumatamente, si facevano spedire per posta dalla Panini la figurina mancate (che - come è giusto - è sempre quella del più figo), bensì come quello strenuo temporeggiatore che giorno dopo giorno va dall'edicolante di fiducia con una monetina in tasca e la speranza nel cuore, e trepidante come una vergine, strappa la bustina e prega San Gennaro di non dover fare un mutuo per completare l'album.
Io, ad esempio, aspettai nove mesi per avere una benedetta figurina di Dylan di Beverly Hills 90210, quella in cui indossa un paio di RayBan e alza il sopracciglio come a dire "io so' figo". La mia compagna di banco, invece, se la fece spedire. Certo che così non vale - mi venne un'ulcera perforata che manco il Frejus - però poi vuoi mettere la soddisfazione: non solo anche io ebbi Dylan McKay, ma per vendicarmi le strappai pure la sua amatissima figurina.
E così oggi, a distanza di quasi 15 anni, quando ormai Steve e Brandon saranno diventati concime per il terreno, Donna una fallita la cui unica causa di successo risiede nel cognome "Spelling" e Andrea un'illustre sconosciuta con problemi di alcolismo, riporto la medesima vittoria con in più il retrogusto frizzantino della sorpresa: di solito vi immagino tutti come degli harry potter nostrani, occhialuti, brufolosi e un po' alienati - forse il mio cervello strampalato tende a pensare che se uno sta dietro uno schermo, un motivo ci deve pure essere, che so io - e invece salta fuori che da un accoppiamento tra maschi e femmine di bloggers potrebbe venire fuori la tanto agognata razza alpha di cui vagheggiavo tempo fa in un altro post sull'eugenetica. Più volte ho pensato a quella dei bloggers come ad una comunità: una cittadella rinascimentale delle lettere (raramente, in verità), una famiglia (un po' più spesso), un girone dantesco (ancora più di frequente), ma MAI - e al posto di mai io fossi in voi leggerei piuttosto "ogni giorno della mia vita" - avrei pensato che quella dei bloggers potesse essere una comunità entro cui trovare giovani maschi papabili.
E invece mi sbagliavo: con i bloggers - e in genere con internet - le frontiere dell'accoppiamento su cui piazzare le proprie bandierine si sono allargate a dismisura.
Certo, nel caso dei bloggers, dalle donne dovrebbero prendere l'intelligenza, dagli uomini l'avvenenza: non si risparmino a questo scopo ammucchiate selvagge e legami incestuosi.
Voi per me siete un po' come il cast di Beverly Hills 90210 e un po' come quello di Beautiful - in una prospettiva distorta e molto molto perversa, in cui io sono sia Brooke che Brenda.
E alla fine rimango zitella.
Sì, alla fine però, perchè ora c'ho pure io il mio blogger che non solo è bello e intelligente, ma dei miei post ama moltissimo la spontaneità.

Tra le teorie critiche sui Malavoglia di Verga una delle più affascinanti è quella sull' ideale dell'ostrica, espressione con cui si suole esprimere l'attaccamento del popolo al luogo delle proprie origini, alla propria casa: chiunque deroghi da questo principio, come il giovane 'Ntoni, perde la propria identità, corrompendosi irrimediabilmente, perchè il mondo - il pesce vorace - non risparmia nessuno.
Non c'è nulla di romantico in ciò, Verga non indugia in sentimentalismi, negando a protagonisti e lettori la tazza del consolo: corollario dell'ideale dell'ostrica è una sostanziale fissità dello status sociale. Se nasci povero disgraziato, è inutile che cerchi fortuna altrove. Meglio che ti accontenti di quello che hai, del ruvido affetto della tua famiglia e delle due lire che riesci a guadagnare a fine mese, tanto ogni tentativo di migliorare la tua condizione sociale è destinato a fallire. Ovviamente queste cose il caro vecchio Verga le diceva a cuor leggero: non era mica il suo destino ad essere legato al trasporto di un carico di lupini su di una bagneruola destinata al naufragio.
Ora, io sono ben lontana dall'affermare che "volere è potere"/"quisque faber suae fortunae"- diciamo pure che il determinismo ha fatto il suo corso e che ritengo fermamente che il raggiungimento di un qualsivoglia obiettivo sia sempre subordinato al realizzarsi di un enorme numero di variabili la maggior parte delle quali legate più al caso che all'effettivo impegno di ciascuno. Diciamo anche che ammetto anche io che vi sia qualcosa al di sopra della mia comprensione a determinare la mia sorte - e d'altra parte quella che Verga chiama Provvidenza io la chiamo botta di culo, quella che lui chiama naufragio della P., io la chiamo sfiga nera; alla fine è solo una questione di nomi.
Certo però che la casa, la famiglia, i lupini, il duro lavoro. Che vita di merda: che la chiami sfiga o Provvidenza il succo non cambia.
Stat rosa pristina nomen. Nomina pura tenemus.

14.3.07

Intercity 559 Bologna-Bari

Posted by SunOfYork |

carrozza 2
posti 25-30

Individuo n.1: manager rampante sui 35-40, accento milanese. Il suo ipertecnologico cellulare trilla e lui sobbalza. Poi scatta fuori e inizia a fare su e giù per il corridoio. Ridacchia nervosamente, parla sottovoce, no dai non è il caso di parlarne adesso, ehehe, sì sì che ti penso, ma no, non sono freddo, sono in treno –bisbiglia- non posso parlare, ti chiamo dopo eh, ciao ciao ciao.
E subito mi è tutto chiaro: a chiamarlo non è colei che gli ha infilato la fede al dito. A confermarmelo è il suo sorriso colpevole mentre si va a sedere al suo posto.
Non lo biasimo. Il colletto che spunta dalla giacca gessata mi dice che la giovane moglie non ha ancora imparato a stirargli le camicie. Ben le sta.

Individuo n. 2: anziano ex ferroviere con cappotto color cammello e cappello burberry.
Manco si siede e già ci informa del fatto che i suoi tre figli sono tutti laureati e che suo nipote di vent’anni, oltre a studiare al conservatorio, frequenta la facoltà di medicina presso la Cattolica di Roma. Inutile ogni tentativo di elencare titoli di studio, passioni artistiche o opere di bene compiute nel passato. La sua famiglia è “di più”.
Tre minuti di questa competizione spietata e inizio a schiumare dalla bocca in preda alle convulsioni.
Dovrei farmi visitare dal nipote, che, ovviamente, sarà anche un esperto esorcista.

Individui n. 3 e 4: giovane madre divorziata con figlio pestifero di circa 5 anni a carico. Nell’arco di un tragitto relativamente breve, il nano illetterato riesce ad appiccicarmi una big babol al portatile, macchiare di cioccolato la cravatta del manager, pestare i calli dell’anziano - che non manca di sottolineare che “suo nipote era un bambino tranquillo”, lanciando alla madre un’occhiata che vuol chiaramente significare “S-E-I U-N’-I-N-E-T-T-A”.
Mi duole ammetterlo ma in questo caso concordo col vegliardo.
Guardo questa madre distrutta tentare di rimproverare Attila senza riuscire a farsi ascoltare – una scrollata di spalle e poi demorde e dice “Leo io ti amo, tu sei il mio unico dio, ricordati che devi fare sempre e solo quello che vuoi TU nella vita”.
Sull’onda di questo alto monito di moralità, il mio pensiero vola a colei che si piglierà sto bell’imbusto quando, ormai trentenne, lascerà le mutande e i calzini sporchi in giro per la casa, perché lui deve fare solo ciò che gli va di fare, così ha detto la mamma.
Mi chiedo allora se questa donna potrà mai competere con una madre così ingombrante. Ad occhio e croce ne dubito. Alla fortunata tutta la mia comprensione.

Individuo n. 5: ebreo 80enne di nome Cyril, lunga barba bianca, anglofono. Uno di quelle facce che ti fanno desiderare di aver sempre dietro una macchina fotografica per immortalare le sue rughe.
Mi parla delle tradizioni, della lingua e delle festività ebraiche, di cosa significhi essere un ebreo al giorno d’oggi, di famiglie che si riuniscono attorno al tavolo per lo Shabbat e del valore che ha per lui la Torah, del suo rapporto con i goyim.
Io lo ascolto e tutt’un tratto mi ritrovo a chiedermi come sia possibile che le parole di uno sconosciuto signore incontrato in un treno stiano facendo vacillare il mio ostinato ateismo.

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