Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Ad esempio le etichette dei post mi danno problemi senza pari. Mi imbrigliano l'ispirazione, mi tormentano, mi mettono sotto il gioco epistemologico e irrimediabilmente mi seducono: cos'è che conta nel comunicare sinteticamente un concetto? La chiarezza? Perchè in quel caso dovrei sfoltire un po' le etichette. La fedeltà ai contenuti? Non pervenuta. L'esaustività? No, ditemelo, vi prego, perchè se così fosse avrei già fallito in partenza. Mi toccherebbe aggiungerne molte di più in fondo al blog e sinceramente non so a chi gioverebbe, alla mia salute no di certo. Manco all'equilibrio formale dei post, visto che sarebbero più le etichette dei concetti, e si sa che l'equilibrio formale è tutto.
Sì sì sì sì ok lo so che nessuno le legge le dannate etichette. Lo so. Il problema è che qui saltano alla luce due istanze contrastanti della comuncazione: quella analitica (che è il mio problema principale con le maledette etichette) - cioè, sai quando hai la smania comunicativa e per spiegare un concetto semplice ne usi altri 23 complessi? che poi, ok, è la vita, ma due balle - e quella sintetica - cioè tu sei un bravo essere civile che sa servirsi di generalizzazioni per cui se uno ti chiede in strada wè Trianda, come va?, tu, compiendo una lodevole generalizzazione, dici Bene, Ermenegildo non indugiando in dettagli tediosi per il tuo interlocutore che se ne va via con la bella sensazione di aver avuto una botta di culo. Il concetto è chiaro: la mia vita non fa più schifo della tua, sommariamente sto bene, ho avuto l'idrocele ma sono guarito, ora non ho tempo, fammi la cortesia di toglierti dalle palle (e detto da uno che ha avuto l'idrocele...).
Bene. La chiarezza è sopravvalutata. Alle parole che squadrano da ogni lato concetti univoci, preferisco le nebulose di significato.
Ultimamente ho conosciuto la persona comunicativamente più analitica al mondo: una casalinga sicula dai modini piccini picciò capace di dissertare per ore su qualsiasi argomento. Ore a parlare dei pro e contro dello Svelto e del Nielsen piatti. Ore sul miglior metodo per pulire il pavimento. Ore, ore e ore sulla crosta degli arancini, ore a parlare dei problemi coi fidanzati, dei parrucchieri, della cellulite: in casa siamo solo donne, figuriamoci di che si parla - la sicula dai modini delicati ha un'opinione sistematica su tutto e non solo ha da dire su tutto, SA tutto.
Esemplifichiamo.
Lei (una inquilina a caso) con l'uomo (ospite per il weekend). Chiusi in camera. A letto. Nudi.
Arriva la signora piccina-picciò (da dietro la porta sprangata): ragazzi, ho fatto gli arancini, li volete?
Lei: nooooooooooooooooo
La signora piccina-picciò: ma li ho fatti con la crosta di pane di sesamo, i piselli, la passata di pomodoro e li ho fritti in olio di mais bollente a 300 gradi farenheit come li facciamo noi in sicilia!
(Lui intanto fa la faccia da piccola fiammiferaia che non tocca cibo da anni)
Lei: nooooooooooooooooo nooooooooo e che palle!!
La signora piccina-picciò: ma...ma..vabbè li conservo per cena, ma che state facendo?
Lei (malevola) : CI STIAMO ALLENANDO A JUJITSU
La signora piccina - picciò: uhm, jujitsu...jujitsu, vediamo...ah sì!conosco il jujitsu! è quell'arte marziale giapponese sviluppatasi nel 1600, il periodo medievale giapponese, probabilmente derivante dalle arti marziali...
Lei, uscendo nuda di camera: DAMMI QUEL CAZZO DI ARANCINO O GIURO SU DIO CHE TI FACCIO FUORI.
Saziato l'appetito, torna dentro e vuole riprendere da dove ha lasciato ma. Ma. I due russi del piano di sopra non sono d'accordo: urlano e si lanciano i piatti. Probabilmente parlano delle due istanze della comunicazione. E pensare che sembrava una coppia seria, sovietici vecchio stampo, ieratici come solo l'URSS. Gente tosta, di Vladivostok, mica cazzi. Pasteggiano a vodka e molotov. Vanno in giro in Trabant. Giuro che se non la smettono di fare casino glielo dico, giuro che gliela dico la faccenda del muro caduto.
E' una vita difficile, certe volte si starebbe meglio all'inferno. O in un posto simile almeno. Che ne so, la sala d'attesa di Milano Centrale potrebbe andare bene ad esempio. Ci fanno le autopsie alle vecchie su quei tavolacci di marmo freddo?
C'era una vecchia presbite accanto a me, dopo due minuti non c'era più.
Il cellulare le squillava e lei lo guardava come solo le vecchie lo guardano, allontanandolo un po' per riuscire a scorgere il nome di chi chiama, che sembra sempre che pensino che il cellulare sia un oggetto del demonio. E' terribile. Che cazzo ci fai, nonna, con un cellulare in mano? Non è roba per te.
A ognuno la sua epoca. A ognuno il suo.
Ai russi, il busto di Lenin a Cavriago. A te nonna, il mattarello per stendere i ravioli fantasticando su Giovanno Rana. A me, un accidenti. Accidenti.
Ragazzi che pena. Ciao.


7 comments:

Papà Volontario said...

Questo post fa onore al suo titolo! Ciao

takajiro said...

che poi io ci ho anche provato a leggerle...le etichette, ma c'è da buttarci gli occhi da quanto son piccine..
il post invece, beh, puro genio! delizioso davvero. complimenti!

Categong said...

In questo caso andavano bene i seguenti tags:
"nebulosa di andromeda",
"terza età&high tech",
"Cartoline da Mosca",
"Ricette disafrodisiache".

Direi che come sintesi è plausibile.

kabalino said...

Che io lo dico sempre che le istanze della comunicazione è meglio lasciarle perdere...che la comunicazione va fatta e non pensata e che quindi le etichette vanno appiccicate sui vasi di pomodori e non sulle istanze della comunicazione...

TheLegs said...

Cazzo, questo sì che è un delirio da masochismo.

Però quando l'ho letto mi sono flippato. Ccioè, non puoi capiiiire, è stato un viaaaaggio.

Ok basta vado ad impallettarmi ad un rave party.

PS: adorabile.
PPS: uccidi la piccinapicciò.

tracina said...

ehm, di' alla signora piccina-picciò che il 1600 non è il periodo medievale giapponese..

elena said...

Le vecchiette secondo me la vivono anche meglio, questa cosa del cellulare. Mio nonno ha delle dita così grosse che, poverino, non ce la può fare a fare UN numero..

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