Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Vi è mai capitato, durante la pausa pranzo, di incrociare quei gruppi di uomini in grisaglia, di età indefinita tra i 30 e i 45, che escono da banche, studi e uffici del centro in gruppetti di 2-3 per andare a mangiare? Impeccabili, nei loro completi di taglio sartoriale, calze in filo di scozia e cravatte regimental. Come fanno? - dico io. Mai un rivolo di sudore che scorre sulle tempie, mai un bottone slacciato, ti immagineresti di vedere le loro camicie pastello ridotte a una sacra sindone nel momento in cui si tolgono la giacca e invece niente, nemmeno un'ascella pezzata, che pare abbiano installato un pinguino de longhi sotto i vestiti.
Ecco, quegli uomini lì, non sono il mio tipo e sono assolutamente fuori dalla mia portata, ma non posso comunque fare a meno di guardarli e immaginarli nei loro uffici inondati di luce, con grandi scrivanie in acciaio e vetro su cui sono appoggiati candidi mac. Oppure nell'atto di prendere un volo per Londra e andare a un incontro da J.P.Morgan. O di organizzare una partita di tennis tra colleghi nel finesettimana. O di sposare una ragazza slanciata e dotata di charme innato in un casale della val d'orcia. O di fare dei figli biondi che corrono tra le spighe di grano con i fiori nei capelli. O di organizzare un cenone di capodanno con parenti e amici in cui le posate sono d'argento e i bicchieri di cristallo baccarat. O di andare in giro per fiere dell'artigianato con la mano sulla spalla della loro donna, per assecondare il bisogno impellente di un tavolo in tek. O di avere un esarimento da superlavoro, scoparsi la segretaria secondo il più becero dei cliché, andare in crisi di mezz'età a 35 anni, separarsi dalla moglie dotata di charme innato a 36, perdere tutti i propri averi in un divorzio drammatico a 38 e fare dello scotch il proprio migliore amico a 40.
E a quel punto, nelle mie fantasie perverse, subentrerei io, la salvatrice degli uomini-catorcio.

(to be continued...)

Bene, bene. Oggi, sabato 20 giugno 2009, complici:

-1 serata in casa a schedare i manoscritti più indecenti che mi siano mai passati sotto mano -roba da amputare le falangette ai loro dannati autori,
-6 ore di spleen da temporale estivo che è qualcosa di epico,
-episodi di In treatment Season 2 sul groppone in numero di 4 per un totale di 120' ca e num.5 - approssimo per difetto, in realtà sarebbero 555 - problematiche irrisolte venute a galla durante la visione del suddetto telefilm, a voler escludere il problema di tutto rilievo di avere un transfert per uno psicologo che sta dentro lo schermo del mio portatile e con cui non posso interloquire (il fatto che di tanto in tanto mi rivolga a lui con espressioni del tipo "Paul, I think I suffer from father issues", non credo sia un buon segno),
-num. 3 bicchieri di Riesling renano ghiacciato tracannato sgranocchiando a letto finocchi crudi e cubetti di grana,
-num. 8 poesie di Pedro Salinas lette con num. 1 lacrima (per occhio) per ciascuna poesia, tranne che per quella che a un certo punto fa "Por detràs de ti te busco" - "Al di là di te ti cerco", per cui ne sono state versate 5 o 6 ad occhio o forse più, non saprei dire con esattezza,
-num.4 esperimenti culinari falliti nel tentativo di reagire allo spleen (1 quiche lorraine, 1 insalata di riso integrale, 1 insalata di verdure grigliate con grano saraceno e tofu -che sa di suola di All Star dopo una lunga camminata sull'asfalto di Agosto- e 1 semifreddo al melone)
-(meno)8 ore di sonno nella nottata precedente e (più) 2 occhiaie che nessun correttore di Chanel, Vichy, Lancome et similia riuscirà a correggere,
- non quantificabili paranoie sull'amore e sulle relazioni sentimentali amaramente discusse in infinite ore di conversazione a distanza con il massimo esperto mondiale di sfighe amorose, l'impareggiabile amico K., sempre pronto con le sue sciagure eroticopastorali ad allietarmi le giornate oscure e financo l'esistenza (se non fosse così disperatamente single, non si sarebbe offerto di portare me a luglio in un viaggio-premio aziendale con meta un posto meraviglioso della Sicilia in puro stile Il Gattopardo e dio solo sa se abbiamo entrambi bisogno di starcene sul bagnasciuga con un cappello di paglia in testa, una copia di Internazionale in una mano e nell'altra qualcosa di forte che ci faccia calare la pressione, stordendoci fino a sera)

complici, dicevamo, questi sciagurati eventi, direi che la sottoscritta si è impegnata al massimo per conferire al concetto di "sfiga" nuovi e raccapriccianti sfumature.
Essere cool (o uncool) è una condizione mentale che giace nel punto di intersezione tra ciò-che-il-mondo-si-aspetta-da-te e ciò-che-tu-ti-aspetti-da-te: quando le due cose coincidono, il gioco è fatto, puoi stappare una bottiglia di vino buono e brindare da solo, sarai sempre e comunque un "figo". Se le rette non si incontrano mai, anzi, addirittura divergono all'infinito, la bottiglia la puoi stappare comunque (e il Riesling che avevo in frigo ha assolto brillantemente a questo scopo), ma sarai sempre e comunque uno "sfigato".

Ora, se anche tu, come me, sei una di quelle persone per le quali le aspettative del mondo esterno non hanno mai svolto un ruolo particolarmente cogente (partire dal presupposto che le deluderai sistematicamente tutte aiuta una cifra a sgravarsi di questo fardello), e per le quali il fatto di essere a casa di sabato sera e intuire la vita che pulsa fuori dalle finestre non è motivo di rammarico, abbatti anche tu il cliché secondo il quale nel weekend bisogna uscire a tutti i costi (e anche a Capodanno/Pasquetta/Ferragosto) e contribusci a crearne uno nuovo e più consono al tuo stile di vita: "it's so uncool, it's cool", ché nella vita è tutta questione di slogan azzeccati.

Mesi fa, quando mi trovai a parlare del ruolo chiave dei suspiciously specific denials nelle relazioni sentimentali, non potevo immaginare che ben presto sarebbe toccata a me la mia bella fetta di dissimulazione. Come dire, se con la simulazione me la sono sempre cavata egregiamente, con la dissimulazione fino ad ora non avevo mai avuto niente a che fare.
Se mi interessa qualcuno intraprendo una logorante guerra di posizione, lo lavoro ai fianchi, gentile ma risoluta come un tir, mai invadente ma ferma nei miei propositi, e alla fine me lo prendo per sfinimento. A che pro farmi fare tutto questa fatica se lo sappiamo entrambi che alla fine capitolerà, è una domanda ad oggi rimasta irrisolta - sarà parte di qualche gioco bislacco del tipo "tit for tat" (aka gioco della ritorsione equivalente) del tipo: tu imperverserai nella mia vita come una novella Attila per qualche anno, almeno concedimi di tenerti sulle spine per una settimana. E vabbè, c'ha pure ragione il poraccio.
Fatto sta che, in vita mia, non ho mai avuto un vero rifiuto, e non lo dico perché sia una gran donna (in quel caso forse sarebbero gli uomini a tentare di sedurmi, non viceversa): semplicemente fino a poco tempo fa lo stalking non era reato. Inoltre con gli anni si impara a conoscere i propri punti di forza -ripetersi ogni giorno il mantra "beato chi me pija" aiuta molto- ma soprattutto le debolezze del proprio target e ad aprirsi una breccia attraverso di esse (i primi a cadere sono gli uomini di mezza età, care mie, i più difficili i trentenni, ma avremo modo di parlarne prossimamente).
Comunque, torniamo a bomba: mettiamo il caso che, per la prima volta, vi troviate a perdere la testa per qualcuno che sai benissimo non potrai avere per un bel pezzo. Pazienza, non perdete la testa. Essere troppo assidue nel tentativo di sedurlo potrebbe risultare asfissiante (ve lo fate scappare), tirarsela troppo e allontanarsi potrebbe fargli credere che non siate davvero interessate (ve lo fate scappare-bis). Siate dunque assertive nel palesargli il vostro interesse e poi, come fece Dante, trovatevi un Uomo-Schermo (o più uomini-schermo).
L'Uomo-Schermo assolve a una tripla di funzioni che spiegheremo, per semplificarci la vita, attraverso il ricorso alla teoria dei giochi, le relazioni internazionali e le economie di scala.
- effetto del dumping: se ti svendi con l'uomo schermo, non rischi di perdere la dignità con il Prescelto - ossia, eterodirigi tutti gli errori che commetteresti con la tua Beatrice, pregiudicando la vostra relazione;
- effetto del cartello Opec del 1975: i tuoi spasimanti fanno cartello e le tue quotazioni schizzano in alto (insieme alla tua autostima) - ossia la teoria secondo cui, più gente ti sta dietro, più sarai appetibile agli occhi degli altri. Attenzione però a non marciarci troppo o si rischia di passare per l'allegrona di turno;
- effetto del gioco a somma zero: il Prescelto si nega, tu, frustrata, diventi una bestia e sfoghi le tue frustrazioni usando l'Uomo-Schermo (U.S.) come pungeeball. Con questo inneschi una spirale karmica binaria: la assoluta devozione nei tuoi confronti dell'U.S.- che ti risarcisce in parte della sofferenza causata dal Prescelto - e il desiderio da parte del tuo U.S. di trovarsi una D.S. (Donna-Schermo) da bistrattare come tu hai fatto con lui.
Il tutto potenzialmente può reiterarsi all'infinito, fino al momento in cui un U.S. trattato male da una donna, scopre chi è il Prescelto e lo aspetta sotto casa con una mazza chiodata, facendo la quadratura del cerchio.
Ecco perché gli uomini non dovrebbero mai tirarsela, ne va della loro salute.

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