Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Il problema, a volte, è che vuoi una cosa, e la vuoi fortissimamente, con tutta la disperazione di un adolescente e insieme l'ottusità di un adulto che non sa quando fermarsi. E allora ti ostini come se non avere quella cosa lì ti sottragga senso all'esistenza. E ci pensi, e pensi a come sarà bello quando l'avrai nella tua vita, e il solo pensiero di come sarà ti fa affrontare a testa alta gli sforzi necessari per averla e la frustrazione del non poterla avere hic et nunc, lo stesso hic et nunc che non stai vivendo perché inebriato da quella prospettiva di futuro che ti sei costruito in testa.
Io volevo una gonna a ruota.
Anzi, io non volevo una gonna a ruota - io volevo l'archetipo di gonna a ruota. Ne avevo parlato più o meno con tutti, sapevo esattamente come sarebbe dovuta essere: fondo nero, con dei fiori stilizzati solo su un lato, in basso, sui toni del cipria e del pesco, qualcosa insomma che sapesse di cineserie e primavera.
L'avevo mai vista questa gonna? No, avevo fatto tutto nella mia testa, come nella migliore tradizione femminile - e allora? E allora sapevo che c'era e l'avrei trovata. L'avrei indossata con delle ballerine nere e una magliettina nera con scollo a barca. La mia convinzione sul fatto che l'avrei trovata e mi sarebbe stata a pennello era incrollabile e coesa come un monolite nella tempesta, o anche come una donna kamikaze che cerca senza sosta una gonna a ruota nera con dei fiori di pesco. L'avevo cercata per un po', e stavo quasi iniziando a credere che forse avrei dovuto ridimensionare le mie aspettative, ché una cosa così bella non poteva esistere davvero.
Non la faccio troppo lunga: dopo un po' di tempo l'ho trovata e mi stava a pennello. Quindi l'ho comprata.
Ho aspettato l'occasione per indossarla e l'ho indossata.
Sono uscita di casa camminando leggera, con le gambe nude e la brezza che giocava leggera con gli orli. Sono arrivata alla fermata dell'autobus.
Lì per un attimo ho pensato che ero felice di avere quella gonna.
Poi si è alzato un refolo infernale, e mi son trovata con la gonna che mi copriva la faccia come quando gli ombrelli si girano al contrario per il vento.
E allora mi son detta che forse avrei dovuto apprezzare di più il mio adorato paio di jeans, ché rimanere col sedere scoperto non piace a nessuno. La gonna non so se la metterò ancora, ma la delusione è stata grande.

Di categorie di uomini da evitare ce n'è a bizzeffe. Senza pretesa di esaustività, se ne discetta su Wu Magazine, per l'esattezza qui.
Ma da queste parti si è convinti che, oltre ogni scetticismo, esista sempre un'eccezione che conferma la regola.

Ragassi, è successa una cosa meravigliosa: sono diventata una salutista. In un certo momento molto basso della mia vita, che si colloca cronologicamente tra l'aver ordinato cinese per 3 sere di fila, e l'essermi quasi strozzata con un uovo di pasqua dopo aver tentato di infilarmelo in bocca intero come ho visto fare alle anaconde su national geographic, ho deciso che qualcosa doveva cambiare in vista dell'estate: l'alimentazione e lo stile di vita.
Sulla prima, non posso andare troppo per il sottile - per quanto possa eliminare i carboidrati e i condimenti grassi, resta il problema dell'alcol, e tagliare una delle gioie della mia vita solo per averne un ritorno in termini di centimetri e consistenza delle carni, ma sticazzi, preferisco rimanere zitella (tanto lo rimarrò uguale) (almeno sono zitella e ubriaca) (sapeste quant'è dura star dietro a tutte le parentesi che mi si aprono nel cervello).
Sulla seconda, però, ho fatto molto: sono impazzita.
Il bello è che contemporaneamente a me è impazzita un'altra mia insospettabile amica, e ora andiamo a correre tra le 4 e le 5 volte alla settimana, dovreste vederci, corriamo come due disperate, a botte da un'ora e mezza alla volta, mica cazzi, ve lo giuro, siamo aggressivissime, dopo la corsa facciamo pure gli addominali urlando ogni volta "'fanculo" seguito dalle varie "nina moric/elisabetta canalis/eva herzigova ecc... -immaginate quanti ne facciamo- e ci arrampichiamo su per le spalliere, saltiamo ostacoli insormontabili ai più, ci motiviamo pensando a quanti spritz smaltiamo con un giro e ascoltando in loop il discorso del Sergente Hartman, ci siamo pure date dei nomignoli tipo "soldato bianca neve" e "soldato palla di lardo" (indovinate chi è il soldato palla di lardo?) in onore del grande Kubrick.
Pensate solo che oggi è domenica, piove, e noi stamattina siamo andate a correre lo stesso nel fango, e avevamo la faccia incazzata nera già dal primo giro del Parco dei cedri, credetemi, è diventata proprio una religione, noi il parco ce lo mangiamo in due falcate anche se diciamo sempre di "partire piano", davvero, siamo cattivissime, una roba da far spavento. Io propongo anche di fare un urlo di guerra ma la mia amica è più sana di mente di me e non me lo fa fare.

E insomma, pensavo che dev'essere davvero uno spettacolo bizzarro, per il maledetto 60enne dalla falcata fluida e dalla tutina stretch, che ci doppia ogni volta sulla salitella vicina al ponte, vedere due con la faccia disperata, sempre mezze sbrindellate, brutte sporche e cattive, vestite praticamente in pigiama, che corrono con gli occhiali tutte sudate, che non stanno mai zitte e danno voti da 1 a 100 a tutti gli uomini che passano -50 al sessantenne, è un periodo ormonalmente un po' così, capitemi- e che a un certo punto, dal nulla, si guardano in faccia e decidono di iniziare a correre sul serio. E quando corrono sul serio, signori, non ce n'è per nessuno.
Insomma, correre ci piace troppo, libera endorfine, ci fa bene e dopo, dormiamo beate. E non calcoliamo gli effetti sull'autostima di essere squadrate da un sedicenne brufoloso mentre sei nell'atto di fare stretching e di sapere che gli regalerai un mese di polluzioni notturne. Non calcoliamo nemmeno il ricevere un sorriso da un povero cristo a cui ballano le maniglie dell'amore o -com'è successo alla mia amica- di essere ammirate da uno sciancato calvo e viscido che anziché respirare, ansimava.
E vabbè, cosa non si farebbe per esser belle per l'estate.
Ma qualcuno di voi pensa che si possa davvero "spezzare il fiato" o è una leggenda metropolitana?
Perché noi tutto il resto sappiamo spezzarcelo bene.

So che non scrivo da tanto e magari mi dovrei sforzare un po' di più, ma è primavera e mi pesa il culo. Tutte le forze extralavorative, le impiego per correre al parco cinque volte alla settimana (e ci farò un post perché questa è la mia nuova religione), montare sedie altrui, ballare musiche anni '90 sbronza e ascoltare le vite degli altri.
Ed è per questo che torno a scrivere oggi, interrompendo un colpevole silenzio.
Per dire grazie al mio sconosciuto vicino di casa che, anche oggi, come le due primavere scorse, ha inaugurato la stagione delle finestre spalancate, e mi ha allietata con una hit della depressione che becca alcune delle canzoni che amo di più al mondo ma che mi vergogno a sentire da me perché le ho consumate da quante volte le ho ascoltate, ma se le mette qualcun'altro mi fa un regalo immenso (Who by fire, Gelato al limon, Don't think twice it's alright, Com'è profondo il mare, Smisurata preghiera, Naviganti).
Quindi grazie vicino sconosciuto. Palesati.
Se sei anche figo, facciamo l'accocchio.

P.S. una schicchera al primo genio del crimine che viene qua da anonimo a dire di essere il mio vicino.

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