Amico K., che pesi quanto pesavo io in quinta elementare ma solo perché già mi ero messa a dieta allora,
che mai avrei pensato che un fuscello così sarebbe diventato una colonna portante della mia vita,
che al nostro primo appuntamento alla Feltrinelli vecchia, ti sei presentato in short bianchi, t-shirt, calzini di spugna e scarpe da tennis manco fossi Pete Sampras,
che quando ti guardo, mi prenderei a sberle da sola per non essere riuscita a far funzionare le cose,
che quando attacchi con le tue paranoie, riesci sempre a farmi benedire il signore per non essere riuscita a far funzionare le cose,
che mi hai insegnato che non sempre tutto è perduto, e che dall'amore si può passare ad altro, e che quest' "altro" non sempre è peggio, ma di certo è diverso,
che ogni volta che mi vedi, mi chiedi se ti voglio bene e se ti posso dare un abbraccio, e io ti mando a quel paese e ti dico che sei una mammoletta e che non troverai una donna,
che ti lasci prendere in braccio da me davanti ai tuoi amici e ti abbarbichi come se fossi un koala su un eucalipto,
che ti addormenti in qualsiasi posizione nel giro di 15 secondi,
che ogni volta che sento
Tonight, tonight, non posso fare a meno di correre con la mente a quella sera,
che quando vivevamo qua a Bologna, la mattina ti alzavi in punta di piedi per prendere il treno per Milano senza svegliarmi,
che sei il profeta della filosofia "lamentous" e che i tuoi aforismi ci lasciano sempre basiti (devo ricordare uno dei nostri dialoghi? "K. la speranza è l'ultima a morire" - "sì, Sun, ma a volte morire è l'ultima speranza"),
che per tanto tempo mi sono detta che non avrei trovato mai più qualcuno di cui innamorarmi così,
che come riesci a esasperarmi tu anche solo in una telefonata, nessuno, e che fai il vocino flebile ma continui a ronzarmi nelle orecchie fino a quando non mi prendi per sfinimento,
che ti chiamano al telefono la notte di san lorenzo e ti chiedono cosa stai facendo, e tu rispondi "corro da solo nel buio", e il bello è che è vero,
che sei talmente tanto una macchietta, che non ho potuto non creare il personaggio dell'amico K. su questo blog e su facebook il "Parla con Krapp",
che sei e sarai la mia famiglia, e saprai sempre tutto per primo,
che mi fai conoscere ogni giorno un gruppo nuovo che conosci solo tu, e vai a un concerto diverso ogni sera, e ti smazzi mezza Italia per sentire per la trentesima volta Manuel Agnelli anche se il giorno dopo devi andare al lavoro (e non credere che qualcuno ci creda al fatto che hai intenzione di fermarti, benedetto
navigante con l'acqua alla gola),
che volevamo andare alle valli di Comacchio ma non siamo mai riusciti a trovarle, e allora ci siamo accontentati di attraversare un fiume e comprare un cocomero,
che non hai ancora trovato l'amore come meriteresti, il che mi fa pensare che forse noi donne non siamo poi così furbe,
Amico K.
per i tuoi 30 anni vorrei potertelo trovare io l'amore, ma sai che sono pasticciona già per le mie faccende, figuriamoci per le tue, e allora ci faccio un post.
Incrociamo le dita e speriamo funzioni come inserzione.