Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Io l'arte contemporanea non la capisco e non la amo. Non la amo perché non la capisco e non mi ci applico a capirla perché non la amo.
Ho, nei confronti dell'arte contemporanea, quell'atteggiamento di cazzonaggine acuta che non si capisce bene se sia una forma estrema di snobismo e rigetto dell'arte in pieno stile marinettiano, un doveroso atto di umiltà, una sorta di "alzo le mani" davanti all'ignoto o semplicemente cazzonaggine acuta (propendo per quest'ultima).
Il fatto è che io, l'arte contemporanea, credo di averla studiata abbastanza da intuirne la complessità dei temi e l'enorme varietà delle declinazioni ma non da comprenderne la complessità dei temi e l'enorme varietà delle declinazioni. Non abbastanza perché il punto interrogativo sul mio viso, davanti a certe opere, si distenda nel momento della piena comprensione anziché trasformarsi in un risolino di scherno o una battuta stupida. Non abbastanza perché io mi permetta di parlarne senza sentirmi, per questo, ridicola.
Insomma, diciamolo. Sono una capra. Ma, più capra di me, e meno consapevole di esserlo, doveva essere gran parte della fauna che popolava ieri la mostra dedicata a Edward Hopper al Palazzo Reale di Milano. La crème de la crème della borghesia milanese, infatti, era tutta riunita lì dopo pranzo e doveva proprio sentirsi in dovere di validare (casomai qualcuno avesse avuto dubbi) la teoria dylaniana dell' inside the museums, infinity goes up on trial prodigandosi in roboanti interpretazioni pseudointellettuali gradevoli quanto un cazzotto in un occhio, il tutto mentre il Perfido Manager e io, regrediti agli anni beati dell'infanzia comune, ci esibivamo nel teatrino intitolato "Scemo&più scema" con osservazioni del tipo belle tette però la moglie di Hopper (lui), cazzo che voglia di fumare e comprarmi un paio di scarpe nuove (io) ehi però questo so disegnarlo anch'io! (falso, caro il mio Perfido Manager, tu per definizione non sei in grado nemmeno di disegnare un omino stilizzato), o addirittura non male questo trivani, peccato sia un po' carente quanto a infissi, chissà quanto veniva al mq e ma che era, un immobiliarista?(vista la ricorrenza, nei quadri di Hopper, delle celeberrime casette imbiancate).
Salvo poi, dopo ore di demenzialità immotivata, commuoverci davanti a questo newyorkese Degas-incontra-De Chirico, davanti alla luce tagliente a svelare interni borghesi, alla triste tragicità après l'amour, alla scelta programmatica di un realismo rarefatto per narrare lo strazio tutto in tono minore delle scene di silenzio e incomunicabilità coniugale.
E correre, con la testa, ad altri interni borghesi e altre scelte narrative non meno impietose. A silenzi, assenze e omissioni altrettanto significative, quelle carveriane, impossibili da non accostare all'universo di Hopper. Dove solitudine domestica e silenzio regnano sovrani, e il sole lumeggia spietato le miserie del quotidiano.

30 comments:

Fed Zeppelin said...

da brava ignorante quale sono ho sempre pensato che l'arte contemporanea non andasse interpretata, per questo non ho una forma di rigetto, mi limito all'infantilissimo e ingenuo: mi piace/non mi piace senza dare spiegazione alcuna.
Ciò detto mi piace tanto Hopper, ma decisamente i miei commenti somigliano molto di più ai tuoie a quelli del Perfido Manager

Punzy said...

anch'ho appena scritto un post sull'arte contemporanea ma non raggiungo i tuoi livelli di comprensione e cultura.
mi fai sentire piccola :(

bonebag said...

Indubbiamente l'arte contemporanea si presta a questi momenti giocosi, la mostra di Hopper era incompleta sotto alcuni punti di vista (ma il museo che ospita la maggior parte delle sue opere è in ristrutturazione e come si fa in questi casi manda in giro per il mondo una mostra) Io però l'ho trovata interessante ed ho anche giocato con la luce facendomi una foto dentro Morning Sun che sembra vera. (a proposito fate caso a come illumina la moglie in maniera impossibile in Morning Sun). però per ridere e fare gli stupidi in mezzo alla gente devo dire che con Magritte mi sono divertito di più.

farlocca farlocchissima said...

davanti all'arte, tutta, io sto zitta. lascio siano gli occhi a guidare, le sensazioni entrano e non cerco di capire nulla, solo di sentire... pure se mi viene da ridere ogni tanto, mai davanti a hopper però, lo amo e basta. beata te che ci sei andata alla mostra. :-) aggiungo che il tuo post evoca proprio hopper. bello bello!

JJ said...

Mi associo all'ignoranza del piace/non piace (del resto e' prerogativa dell'arte) ... bellissimo il quadro che hai scelto per illustrare il post, e certo che pure il silenzio coniugale non contribuisce certo a pensare che ... ne valga la pena. (o forse si?)

Enjoy,
JJ

divara said...

Tesoro! sapevo che mi avresti fatto felice con un parallelismo Carver/Hopper. Ah, se lo sapevo!

P.s.: io il 31 vengo a fare una maratona di contemporanea per Arte Fiera.

Anonymous said...

Ti capisco, anche se di arte capisco poco.

paperoga said...

illuminante l'accostamento carver- hopper, nonostante tu sia una capra

Baol said...

Beh, la mostra non era nemmeno male, mi sono piaciute un po' di cose altre meno (soprattutto alcune mancanze)...però quella di Magritte mi era piaciuta di più...

Ciaoooooo

turistaitaliano said...

Ciao
mi piace molto il tuo blog, sto mettendo su un blog di esperienze di viaggi in Italia. Che ne diresti di scrivere un post sul perchè gli italiani e gli stranieri dovrebbero visitare il luogo in cui vivi?
Puoi anche dare consigli su alloggi, case vacanze, hotel, ecc
fammi sapere, magari sul mio blog perchè sto contattando diversi blogger

Grazie

SunOfYork said...

@fed: nel mio caso è un atteggiamento che deriva tanto dagli studi che dalla famiglia e soprattutto dal mio modo di essere: bisogna parlare solo con cognizione di causa. e per avere cognizione di causa su un argomento, devo padroneggiare totalmente la materia e riuscire a formulare ipotesi ragionevoli e originali. altrimenti preferisco tacere.
insomma, la solita questione di non accettare di essere un pelo sotto gli altri ;)

@punzy: piccola punzy, corro a leggerlo, ma so che è difficile competere coi miei livelli di cazzonaggine acuta.

@bonebag: ci ho pensato anche io a farla, ma poi pensare che ci avrei perso nel confronto con la 69enne Jo mi ha fatto desistere...

@farlocca: sì, effettivamente quelle sono le reazioni che di solito ho di fronte all'arte astratta, hopper è uno dei pochi artisti contemporanei che mi dicono qualcosa a prescindere dalle sovrastrutture concettuali che inglobano le loro opere.

@JJ: effettivamente nelle opere precedenti al matrimonio, le coppie erano sempre ritratte nell'atto di dialogare. Dopo il matrimonio, il non detto.
Eppure io sento che vale la pena cercare qualcuno con cui quei silenzi, inevitabili, non abbiano il sapore della sconfitta.

@divara: e allora ci beccheremo sicuramente Diva...
effettivamente l'assonanza tra i due è stata folgorante,impossibile che la tacessi :)

@gekko: e siamo in due allora!

@paperoga: sì, vero, sono proprio john capra.

@baol: eh Magritte me la sono persa a malincuore... ma quindi tu sei ancora a Milano, Baollino caro?

@turistaitaliano: grazie turista italiano, attualmente faccio fatica anche solo a scrivere il mio blog, ma ti ringrazio comunque della proposta.

Sunnola

OneNightInPoang said...

io di arte pittorica non ci capisco proprio niente. contemporanea o meno.
hopper mi piace, ma proprio tanto. forse proprio perché non capisco un'acca.
il binomio con carver è assolutamente obbligatorio.
tanta, troppa luce, a illuminare le tristezze quotidiane.

Anonymous said...

Secondo me, dell’arte, non è che sia poi così indispensabile parlare “con cognizione di causa".

Coloro i quali dicono “io non me ne intendo” non si rendono conto che per godere di un’opera d’arte non occorre essere intenditori, basta avere una mente aperta.
L’arte è come il cibo, nessuno dice “non me ne intendo” quando va al ristorante. E’ il cibo dell’anima e della mente: dopotutto si mangia anche per piacere, non solo per sopravvivere.
(...) gustare l’arte come si mangia la pasta, senza pensarci tanto, criticando quella scotta e apprezzando quella al dente. Anche l’arte può essere scotta, scolata troppo in ritardo rispetto ai tempi, ma può anche essere cruda, levata dai fornelli troppo presto. Ci sono artisti che dimenticano le proprie idee sul fuoco e altri che hanno troppa fretta di mangiare e le servono in tavola prima del tempo. Dipende comunque dai gusti: potete anche godervi quadri stracotti e sculture crude, sappiate però che esiste un’arte al dente, che di solito è considerata la migliore.
L’arte contemporanea è l’arte più fresca. Per gustarla bisogna essere pronti a dei sapori nuovi, come quando si viaggia all’estero e si sperimentano piatti sconosciuti.
(...) L’arte contemporanea è come una partita di calcio o di tennis in diretta, ci si diverte a vederla perché non si sa come finisce. Per chi è abituato all’arte tradizionale, antica o moderna, trovarsi davanti a un’opera contemporanea è come guardare per la prima volta una finale di campionato del mondo dal vivo, avendo sempre visto solo partite in differita e conoscendone peraltro già il risultato.
Chi odia l’arte contemporanea rimpiangendo le opere del passato rifiuta di accettare il fatto che i capolavori che tanto ama hanno rappresentato anch’essi il presente per la propria epoca. Rimpiangere il passato vuol dire negare l’oggi e rinunciare al futuro. Significa rinunciare a godere, anche nelle sue forme più strane e magari brutte, l’energia che sospinge e ha sempre sospinto ogni società. Vuol dire rinunciare al carburante del progresso e della civiltà.
L’arte contemporanea siamo allora noi, così come ci vediamo oggi nello specchio del presente.
A volte ci vediamo belli, a volte orribili: così succede con l’arte.

'notte :)
Marianna

Anonymous said...

Ma chi sei? Sei una delle mie amiche che ha cambiato blog? Sai, Edward Hopper l'ho scoperto più o meno cinque o sei mesi fa, nel mio delirio di conoscere l'America nella sua interezza, arte compresa. Inquieto ed inquietante, solo che di solito l'inquietudine ci ciba delle ombre, in questo caso del colore. Mi sarebbe piaciuto vedere la mostra. Lontanuccia, però.
ciao baby
adipi

SunOfYork said...

Cavoli, Marianna, mica mi aspettavo tutto il pamphlet :)
Ad ogni modo resto convinta che, con le dovute eccezioni, buona parte dell'arte contemporanea abbia necessità di una forte conoscenza e una forte capacità di analisi per essere apprezzata a pieno.
Non che non si possa apprezzare "di pancia" la potenza espressiva di una Guernica, ma come la mettiamo con un Mondrian o con l'avanguardia in genere?

Osservare l'arte (figurativa, ma parlo in genere anche di letteratura) senza coglierne i risvolti, il contesto, i precedenti, le relazioni con il mondo attorno e le intenzioni di chi la fa, per me, è capirla al 50% :)

@adipi: risposto sul tuo blog :)
Effettivamente Hopper e Carver sono la prova che basta dire le cose come stanno per far tremare i polsi, non c'è bisogno di tingerle di tinte fosche.

Sun

Paul said...

Per meglio apprezzare l'arte contemporanea, Sun, dovresti visitare il Tate Gallery a Liverpool, dove i ragazzini in gita scolastica offrono interpretazioni innovative del tipo: "That's fucking shite, that is!".

PS A me di Hopper piace tutto TRANNE le tette della moglie.

findarto said...

io non sapevo nemmeno dell'esistenza di tale Edward Hopper, cioè per farti capire...

Anonymous said...

Eeeeh sì, l’arte contemporanea è questione spinosa.
Pensa a quei poveri sfigati (!) cui tocca insegnarla a scuola! :)))
Certo, è fondamentale l’approfondimento nell’approccio all’arte (un po’ a tutte le cose, direi).
Per goderne pienamente bisogna comprendere e per comprendere bisogna, generalmente, conoscere, ed è chiaro anche che molto sta al gusto, alla sensibilità, all’esperienza.
E’ altrettanto ovvio che vi siano correnti artistiche a fruizione meno immediata di altre, ma qualche volta conta più l’apertura verso le cose della preparazione.
L’arte contemporanea richiede più impegno, non c’è dubbio, ma il fatto è che spesso persone assolutamente impreparate arrivano in un attimo a cogliere il senso di un’opera, che magari resta estranea all’esperto conoscitore.
Il bello dell’arte è anche questo, no?
Naturalmente so che non è il tuo caso (mica non lo so che millanti cialtronaggine che non ti appartiene!), ma conosco tanta gente che mostra nei confronti dell’arte contemporanea una chiusura aprioristica e, secondo me, è un gran peccato.
Detto ciò, un approccio dissacrante all’arte è, nella maggior parte dei casi, oltre che assai divertente, il prodotto di menti sane, nonché portatore di interessanti, ancorchè demenziali, spunti di riflessione.
Te lo dice una che, modestamente, ha una certa esperienza.
Ho cominciato a farmi cazziare nei musei a sei anni e da allora, non per vantarmi, ho sempre mantenuto alta la media.
...qui non si è mica personcine tanto serie...
Baci,
marianna

P.S. Io la mostra non sono andata a vederla, uffa.

JJ said...

[QUOTE]... sento che vale la pena cercare qualcuno con cui quei silenzi, inevitabili, non abbiano il sapore della sconfitta [/QUOTE]

la saggezza.

In bocca al lupo!
J

takajiro said...

custodisco ancora gelosamente una mia foto con elvis al GOMA di glasgow! aahhhhh l'arte moderna...quella sì!

Lindalov said...

Io frequento sopratutto vernissage e mostre non famose, prganizzate dagli stessi artisti che, per attirare gente e amici, offrono il buffet col vino.

Ecco, io ci vado per bere e magnà, col mio tubino nero e il mio rossetto rosso.

cervello said...

Una volta ho visitato, per caso, una di queste mostre (in realtà cercavo una pizzeria al taglio..). Vabbè, per calarmi nella parte del critico d'arte incallito, mi mettevo una mano sul mento, davanti a ciascuna opera, apparendo assorto in elucubrazioni artistiche, quando al contrario pensavo di comprarmi un telefonino col gps. In poche parole, penso di essere più capra di te, sull'argomento.

Anonymous said...

"Sei strana tu, capo" (non è Capossela, questo).
Voglio dire, come si fa a commuoversi davanti a Hopper?
Ammirarlo, questo sì.
Ma è la quintessenza del gelo e dello straniamento, è l'esatto contrario della commozione, è l'Erlkoenig che raggela anche la luce dell'estate, è febbraio sulle cose belle, la brina sulle ragnatele.
Credo che se lo avessi (una riproduzione di un suo quadro, intendo) di fronte al letto, al posto di Charlie Parker, avrei optato già da un po' per la soluzione "non per il traverso ma per il dritto".
Mi spaventa. Il che è certamente arte, non dico di no, ma non ha nulla a che vedere con il commuoversi. Dalì mi diverte, Segantini mi commuove, Hopper mi terrorizza.

Danilo

Anonymous said...

E Carver, beh, Carver non so davvero chi sia.

Danilo

Anonymous said...

L'arte contemporanea è BRUTTA. Cioè BELLA.
Odio il fatto che qualcuno consideri arte una mucca tagliata a metà. Amo invece come alcuni artisti stanno cercando di esprimere loro stessi in modi così diversi da essere a tratti inconcepibili, irritanti, sconvolgenti, volgari.
Odio, soprattutto, che qualcuno di pseudo colto venga a dirmi cosa è arte e cosa non lo è. Questa spocchia proprio non la tollero

Confinidiversi said...

Io non ho mai visitato così tanti musei di arte contemporanea (a cui si aggiunga la Biennale)come quest'anno.. ecco, una volta che ho capito che l'arte in generale non fa per me (considero belli i dipinti coi paesaggi e bon..), se qualcuno ne parla, di arte, io aspetto che il discorso finisca. Perchè secondo me, le divergenze artistiche sono come le divergenze sui piatti, mica c'è un metro di giudizio stabilito dalla legge per decidere il sapore buono o quello cattivo. Si và un po' a sentimento , considerando i canoni artistici come convenzioni generali. Credo.

SunOfYork said...

@danilo: eh no, fosse una citazione di vinicio l'avrei colta, così invece mi è restata la curiosità.

e comunque. come ci si può commuovere davanti a hopper è *esattamente* il nocciolo della questione. il motivo per cui io scrivo *questo* blog e non un altro come vorresti tu, o per cui credo a te carver direbbe poco.
a me l'assenza di sbavature commuove come ci si commuove davanti a una liturgia ieratica ed eternamente uguale. così la perfezione mi commuove perché ne intravedo, senza che mi venga sbattuto in faccia, il turbamento nascosto e le piccole fatiche taciute per arrivare ad una ricomposizione formale.
è una questione di detti e non detti.
io tifo per i secondi. non voglio vedere il dolore, lo voglio intuire.

quindi, per tornare all'arte, con me non funziona la deformazione espressionistica di un munch o di un bacon, nè il lirismo ottocentesco dei romantici.
però potrei piangere davanti a un Mondrian.

sun

Spinoza said...

Domanda fondamentale: che ci facevi in un museo di arte moderna se non ami l'arte moderna? Io detesto l'arte moderna, e non entrerei in un MOMA neanche se ad esporre fosse una pornostar...

SunOfYork said...

@spinoza: era una mostra temporanea di uno dei pochi pittori di arte _contemporanea_ che mi emozionano.
E non è che ad ogni modo l'arte in genere mi lasci indifferente, è più un rapporto di odio-amore dovuto al fatto di non comprenderla a pieno :-)

sun

Mafaldanellarete said...

oggi c'erano tre ore di coda...mi sono fatta un giro in rinascente..me tapina. Domani che faccio, riprovo? Io pure sono una capra ma non so com'è che voglio perdermi nella triste tragicità apres l'amour...!

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