Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982


Ogni volta che penso a Iggy Pop e Robert Smith, mi viene in mente che la prima regola per una rockstar di fama mondiale è saper valutare con attenzione le sostanze da cui vuoi dipendere. Alla fine non è una scelta facile: puoi decidere di richiare l'infarto con cocaina e anfetamine, l'overdose con l'eroina, psicosi irreversibili con LSD, e quello-che-è-successo-a-robert-smith con la birra.
Ora io devo ammettere che, essendo andata a concerti sia di Iggy Pop che dei Cure, mi sento di dare un cinque sonoro a Iggy. Qualche annetto fa mi trovai ad assistere ad un suo concerto gratuito a Melpignano (per gli sfortunati non pugliesi che si trovassero a leggermi, uno sputo di paese della provincia di Lecce): tutti pensammo che Iggy, vent'anni prima, avesse fatto un fioretto del tipo "quest'ultima spada e se non muoio giuro sulla madonna che prima o poi SUONERO' GRATIS A MELPIGNANO" (ovviamente era certo di morire, ma si sa come vanno le cose poraccio). Comunque, a dispetto dei 60 anni suonati, e nonostante ormai la sua pelle sia stagionata a sufficienza per farmici una borsetta, per circa due ore corse e si dimenò sul palco, roba che se mi fossi agitata io così, sarei schiattata in due minuti. Quindi tanto di cappello a Iggy per aver scelto le droghe giuste.
Tristemente diverso è il caso di Robert Smith. Fat Bob, come lo chiamano gli amici, ha una vera dipendenza da birra e alcolici: questo suo essere prono a dipendenze ad alto tasso calorico si riverbera, come è immaginabile, sulla sua immagine e sulla sua presenza scenica, che ormai ha pressoché la consistenza dello Yorkshire pudding.
Insomma, Robert Smith segue una teoria basata sull'assunto (folle) secondo cui, con un po' di rossetto rosso sbavato sui denti, fondotinta bianco-fantasma-di-canterville e capelli cotonati, nessuno noterà la panza strabordante e il doppio mento. E invece no, Robert caro, se sull'acuto di Disintegration mi stramazzi per terra per il desiderio di una strong ale, forse dovresti capire che hai scelto la droga sbagliata. E costringi me, che pure sono stata una fan accanita dei Cure, a enuclearti la regola numero due della brava rockstar: se il tuo culo diventa una barca, ritirati dalle scene. E invece queste dannate band non se ne fanno una ragione. Prendiamo la carriera musicale dei Cure: su quasi una trentina di dischi incisi, 5 sono grandissimi, il resto sono i Cure che replicano se stessi male. Canzoni del tutto prive di sofferenza, di emozione, di pathos, di ispirazione. Ma si sa, col tempo le cose cambiamo. Il vuoto interiore che una volta attanagliava Robert Smith, è oggi un vuoto molto meno esistenziale, e basta qualche pie e una ventina di pinte a colmarlo. Come dire, This is a lie è diventata This is a pie. One hundred years, one hundred beers.

13 comments:

gb said...

se il tuo culo diventa una barca, ritirati dalle scene.

ecco perchè mick jagger si itene così secco.

comunque io ho sempre pensato che fat bob puzzasse un po' di vecchia vedova

elena said...

It's icecream, i'm in love!
(io gli voglio bene lo stesso, eh)

SunOfYork said...

#gb: sì, per quello, e perché ha scelto la droga giusta. cvd

#elena: e perché, the lovefats, dove la metti?? e prayers for grain??madò mi sa che non la smetto più.

#tchà: lo giuro, qualche annetto fa. fu un evento abbastanza miracoloso a dire il vero, ma posso confermare, essendoci stata di persona

Sun

Anonymous said...

farò finta di non aver letto, in nome della nostra antica amicizia.
ma sappi che stai rischiando grosso.

Alzata con pugno said...

direi che la palma d'oro della droga migliore si debba dare anche alle pietre rotolanti e al vecchio zio Bob (quello vivo, non quello morto). Comunque i Rolling Stones qualche anno fa dicevano di farsi pulire il sangue una volta l'anno e non ricordo chi di loro ha smesso da un pezzo di farsi perchè "le droghe di oggi non sono buone come quelle di una volta", come dire non ci sono più le mezze stagioni e qui una volta era tutta campagna (elettorale, diceva qualcuno). Basta, sto facendo pastone. Viva la buona musica (e le buone droghe, yeah!)

GlitterVictim said...

Ci sono rockstar che dipendono dalla nutella?
Potrei diventare una fan accanita.

Anonymous said...

io più che di sostanze ho sempre cercato di farmi di sostanza. Come le rockstar che dopo periodi di inattività ritornano anche io ho ripreso a cantare nel mio nuovo blog...

SunOfYork said...

# indiano: che ti prende edoardino? sta diventando una barca anche il tuo culo?
# alzata con pugno: che aggiungere :)
#glittervictim: non che io ne abbia notizia, ma indagherò
#fly: link, subito

Sun

Anonymous said...

yofly.splinder.com

Baol said...

Ho capito perchè non sono una rockstar...ho scelto la nutella come sostanza :/

Anonymous said...

no, robertino, no dai! lui non è grasso, è ...morbido, ecco. è un orsacchiottone da coccolare e da sbaciucchiare tutto tutto tutto.
(ma sono di parte, si nota?)

cmq al concerto di Milano aveva una voce ancora spaventosamente bella.

SunOfYork said...

no, he didn't, but I'm pretty sure he would be glad to hear the one called "The Fields of Anfield road". yes, pretty sure.

S.

Paul said...

I'd bet my mortgage that he never taught you to write "anfield" with a capital A, though.

Subscribe