Per darvi l'idea di cosa sia stato il nostro ponte del primo novembre, dico solo che per scrivere il presente post, ho dovuto rimandare la stesura di un altro intitolato Il Cottolengo, che seguirà nell'arco delle prossime ore.
Dunque, se c'è una cosa che mi ha insegnato quest'anno di maternità, è a non essere schizzinosa. Lasciamo perdere le pratiche disgustose legate ai figli, intendo proprio a non far la difficile per quello che riguarda me stessa: basta ore davanti allo specchio, fine delle paranoie se non ho i capelli in ordine, se i vestiti non sono ben abbinati amen, insomma non che io sia mai stata una fighetta, ma ammetto che questa cosa dell'essere più sciolti mi piace parecchio e in un certo senso ha dato spazio al mio lato fricchettone e anticonformista messo a tacere da anni di aperitivi in centro e frequentazioni di presentazioni letterarie. Insomma, la maternità ti toglie gli orpelli in più: avete presente Michelangelo quando diceva che per fare una statua da un blocco di marmo gli bastava togliere il soverchio e sotto c'era già la forma nella sua essenza che premeva per essere liberata? Ecco, una specie. Voglio dire, quando sono venuta ad abitare nella estrema periferia sud di Bologna, in un quartiere di anziani e famiglie pieno di parchi e di poco altro, e magari prendevo l'autobus dal centro per venire qui, ero sempre sconvolta da come mutassero le facce sull'autobus man mano che ci allontanavamo dalle porte del centro storico. Ai giovani trendy si sostituivano le madri di ritorno dal lavoro, stanche struccate reali, poi gli extracomunitari con i figli piccoli, poi le signore anziane coi loro carrellini della spesa, e poi scendevano pure loro e rimanevamo solo io e l'autista a chiederci entrambi cosa cavolo ci facessi io lì. Ecco, ora diciamo pure che le signore anziane coi carrellini della spesa sono più trendy di me e il problema di non sentirmi più a mio agio non è più così tanto pressante. E questa tendenza la ritrovo pure nella mia percezione degli apprezzamenti da parte del sesso maschile. Oh, non che capitino tutti i giorni eh, è che nell'ultima settimana sarà che ho perso sei chili grazie a una gastroenterite che avrebbe cappottato un toro, sarà il volto emaciato da eroina romantica, ne ho subìti - e già il fatto che dica subìti la dice lunga - più d'uno. Ecco, il fatto è che nel pre-Agata, questo tipo di apprezzamenti mi avrebbero distrutto l'ego, che ve devo dì, in fatto di uomini c'ho sempre avuto il palato fino, dovreste vedere quant'è bello il mio consorte pure quando ha trentanove di febbre ed è avvinghiato alla tazza del wc in preda alla stessa gastroenterite che ha distrutto pure me. Cioè, insomma, nel pre-Agata lo standard maschile era decisamente più elevato. Adesso questo snobismo verso l'altro sesso non esiste più: i complimenti sono sempre ben accetti e fanno sempre un gran bene all'ego. Dico solo che negli ultimi giorni ho ricevuto apprezzamenti da: 1. l'infermiere nano del triage che mi ha vista in preda a un attacco d'orticaria l'altro ieri e non ha notato la fede al dito, 2. oggi dal sudamericano cinquantenne viveur con la coda (cioè, vi
rendete conto? LA CODA DI CAVALLO) del piano di sotto che è entrato con
me tenendomi aperto il portone perché avevo le buste, mi ha fatto cenno
di precederlo su per le scale e mi ha fissato il culo per due piani, e
poi poco prima di arrivare a casa sua, ha fatto un bel fischio di
apprezzamento. 3. il vecchietto di Up che in strada mi ha vista col passeggino e, dopo essersi complimentato con mia figlia, si è curvato un po', mi ha fissato le tette da dietro gli occhiali e mi ha detto, bè d'altra parte con una mamma così beato tuo marito, e poi ha scatarrato per terra,
Insomma gente, son cose belle che t'aumentano l'autostima. Adesso scusatemi ma vi devo lasciare ché sono pronta a conquistare il reparto geriatrico del Sant'Orsola.