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Bene, bene. Oggi, sabato 20 giugno 2009, complici:
-1 serata in casa a schedare i manoscritti più indecenti che mi siano mai passati sotto mano -roba da amputare le falangette ai loro dannati autori,
-6 ore di spleen da temporale estivo che è qualcosa di epico,
-episodi di
In treatment Season 2 sul groppone in numero di 4 per un totale di 120' ca e num.5 - approssimo per difetto, in realtà sarebbero 555 - problematiche irrisolte venute a galla durante la visione del suddetto telefilm, a voler escludere il problema di tutto rilievo di avere un transfert per uno psicologo che sta dentro lo schermo del mio portatile e con cui non posso interloquire (il fatto che di tanto in tanto mi rivolga a lui con espressioni del tipo "Paul, I think I suffer from father issues", non credo sia un buon segno),
-num. 3 bicchieri di Riesling renano ghiacciato tracannato sgranocchiando a letto finocchi crudi e cubetti di grana,
-num. 8 poesie di Pedro Salinas lette con num. 1 lacrima (per occhio) per ciascuna poesia, tranne che per quella che a un certo punto fa "Por detràs de ti te busco" - "Al di là di te ti cerco", per cui ne sono state versate 5 o 6 ad occhio o forse più, non saprei dire con esattezza,
-num.4 esperimenti culinari falliti nel tentativo di reagire allo spleen (1
quiche lorraine, 1 insalata di riso integrale, 1 insalata di verdure grigliate con grano saraceno e tofu -che sa di suola di All Star dopo una lunga camminata sull'asfalto di Agosto- e 1 semifreddo al melone)
-(meno)8 ore di sonno nella nottata precedente e (più) 2 occhiaie che nessun correttore di Chanel, Vichy, Lancome et similia riuscirà a correggere,
-
non quantificabili paranoie sull'amore e sulle relazioni sentimentali amaramente discusse in
infinite ore di conversazione a distanza con il massimo esperto mondiale di sfighe amorose, l'impareggiabile amico K., sempre pronto con le sue sciagure eroticopastorali ad allietarmi le giornate oscure e financo l'esistenza (se non fosse così disperatamente single, non si sarebbe offerto di portare me a luglio in un viaggio-premio aziendale con meta un posto meraviglioso della Sicilia in puro stile Il Gattopardo e dio solo sa se abbiamo entrambi bisogno di starcene sul bagnasciuga con un cappello di paglia in testa, una copia di Internazionale in una mano e nell'altra qualcosa di forte che ci faccia calare la pressione, stordendoci fino a sera)
complici, dicevamo, questi sciagurati eventi, direi che la sottoscritta si è impegnata al massimo per conferire al concetto di "sfiga" nuovi e raccapriccianti sfumature.
Essere
cool (o uncool) è una condizione mentale che giace nel punto di intersezione tra
ciò-che-il-mondo-si-aspetta-da-te e
ciò-che-tu-ti-aspetti-da-te: quando le due cose coincidono, il gioco è fatto, puoi stappare una bottiglia di vino buono e brindare da solo, sarai sempre e comunque un "figo". Se le rette non si incontrano mai, anzi, addirittura divergono all'infinito, la bottiglia la puoi stappare comunque (e il Riesling che avevo in frigo ha assolto brillantemente a questo scopo), ma sarai sempre e comunque uno "sfigato".
Ora, se anche tu, come me, sei una di quelle persone per le quali le aspettative del mondo esterno non hanno mai svolto un ruolo particolarmente cogente (partire dal presupposto che le deluderai sistematicamente tutte aiuta una cifra a sgravarsi di questo fardello), e per le quali il fatto di essere a casa di sabato sera e intuire la vita che pulsa fuori dalle finestre non è motivo di rammarico, abbatti anche tu il cliché secondo il quale nel weekend bisogna uscire a tutti i costi (e anche a Capodanno/Pasquetta/Ferragosto) e contribusci a crearne uno nuovo e più consono al tuo stile di vita: "
it's so uncool, it's cool", ché nella vita è tutta questione di slogan azzeccati.