Ora, tra i tanti piccoli e grandi fastidi che i nove mesi di gravidanza possono regalare a una donna, ce n'è uno di cui io e tutti quelli che mi conoscono non pensavamo proprio avrei sofferto, e cioè l'insonnia (il tunnel carpale della gravida sì, ma l'insonnia proprio no). Voglio dire, io sono sempre stata una professionista del sonno estremamente metodica, non una di quelle che fanno le tre di notte il venerdì e poi si svegliano a ora di pranzo, che quello siamo buoni tutti - nossignore, io non ammetto proprio di fare le tre di notte, per me restare sveglia dopo la mezzanotte durante le uscite serali con gli amici è sempre stato uno strazio disumano, e non perché ho sempre avuto amici noiosi (anche se ora che ci penso...) ma perché il mio organismo si mette in modalità papalina e babbucce e non vuole più saperne di interagire con chicchessia. Persino a Capodanno aspetto come una liberazione il brindisi di mezzanotte perché così posso andarmene liberamente a dormire. Superata la soglia dell'una di notte, il sonno mi passa completamente e io mi ritrovo ad arrampicarmi sui muri come quei bambini troppo stanchi e ipereccitati per riuscire ad addormentarsi, cosa che va avanti praticamente fino al mio collasso nervoso. Per questo motivo, ho sempre cercato di dormire almeno sei ore ogni notte, sei ore piene e senza risvegli di nessun tipo, che come per magia, dall'inizio della gravidanza, si erano trasformate in nove ore notturne più un paio di ore di pennica pomeridiana. Insomma, una favola.
Paperoga non so più quante volte ha dovuto svegliarmi al cinema perché stavo ronfando sui titoli di coda e scorazzarmi addormentata in giro per l'Emilia di ritorno da cene a Parma o Reggio. Di contro, lui, da buon insonne, non poteva certo venire a dormire con me alle dieci di sera, quindi, liquidatami con un bel bacio della buonanotte, rimaneva spanzato in divano affaccendato in chissà quali affascinanti attività (football manager sul mac mentre in tv danno il tennis? chat di argomento calcistico col fratello mentre si spara un documentario sui ghepardi su Nat Geo Wild?) per poi raggiungermi non prima dell'una di notte, espletare il suo rituale di addormentamento (leggere Topolino) e finalmente mettere a riposo quella capa iperattiva fino alle sette del mattino successivo. Il tutto mentre io dormivo un sonno così profondo da non accorgermi nemmeno delle sue imprecazioni se russavo troppo.
Poi è arrivato il nono mese, con il suo portato di vescica iperattiva e un numero di risvegli notturni mai inferiore alle tre/quattro volte. L'ultima delle quali, attorno alle 3.30 di notte, mi è ormai da quindici giorni a questa parte, fatale - mentre normalmente la trafila che seguo è questa: alla mia coscienza affiora quel tanto che basta a non svegliarmi il bisogno di dover andare in bagno, realizzo di avere entrambe le mani addormentate per via del tunnel carpale della donna gravida quindi mi crogiolo in pensieri illogicamente angoscianti del tipo che ne sarà della mia carriera da pianista (ma quale diavolo di carriera da pianista?) e della mia esecuzione del Rach 3 (eh????) se ora me le spezzo perché non le sento e faccio un movimento troppo brusco nel tentativo di risvegliarle e afferrare l'iPhone (Paperoga non riesce a dormire se non nel buio quasi totale) per illuminarmi la via verso il bagno? La storia della musica sarà segnata per sempre se non potrò raccogliere il testimone di Horowitz?, afferro l'iPhone, lo faccio cadere, smannaggio, lo raccolgo sbattendo la testa al comodino, arrivo in bagno, faccio quello che devo fare e torno a letto, il tutto senza essermi mai svegliata completamente.
Adesso tutto ciò non avviene più. Alle 3.30 gli occhi mi si aprono come due saracinesche spalancate su un nuovo giorno e in testa ho tutta la lucidità che avrei in qualsiasi momento della giornata (scarsa, dunque, ma sempre di più di quanta ne abbia di notte). Si tratta di una lucidità strana e resa vagamente nevrotica dalla vana permanenza a letto. Il risultato è che alle quattro, dopo essermi girata e rigirata mille volte infastidendo il papero, dopo avergli solleticato il naso con una ciocca di capelli e tirato qualche calcetto nella speranza di svegliarlo, sono in piedi e vago per la casa con un umore tra l'isterico, l'esaltato e il piagnucolone, preparandomi tisane calmanti, navigando sui forum in internet in cerca di cure omeopatiche per l'insonnia, spazzando pavimenti e riordinando scaffali, terminando romanzi su romanzi di Bufalino, Eugenides, Fante e innervosendomi ancora di più perché so già che l'indomani, quando mi lamenterò perché non ho dormito, chiunque -soprattutto gente coi figli- mi dirà ghignando la stessa profetica (ma comunque odiosissima) frase: bene, preparati, perché tra una settimana esatta sarà molto peggio di così.
E quindi rosico, mi innervosisco e mi sveglio ancora di più, giocandomi l'ultima chance di riaddormentarmi, ed è così, riversa sulla Poang, coi capelli dritti in testa, le occhiaie nere da tossica, più incarognita di Svevo Bandini e con la voce a pezzi dell'ultimo Dylan, che mi trova Paperoga al suo risveglio, ed è così che resto tutta la giornata. E poi ho pure il coraggio di chiedermi com'è che il poveretto non vuole venire a letto la sera?