Camminavo l'altro giorno per le vie di questo quartiere che da qualche settimana a questa parte si fregia di avermi tra i suoi residenti e avevo bei pensieri per la testa, tipo che è una gran fortuna essere degli stranieri perché si può andare in una piscina nuova e abbattere il tabù come le donne nordiche che se ne fregano dei peli alle gambe, o che è ben strano che non abbiano ancora eretto una mio busto tipo quello di Manuela Arcuri a Porto Cesareo, e che mi vedrei bene rappresentata sotto forma di sirena e posta al centro di una delle tante rotonde in questa zona, o che camminare per queste larghe strade coi platani spogli sui bordi e le file di case tutte uguali alla mia, basse con le facciate pietra vista e gli enormi finestroni, non è poi dissimile dal passeggiare nella suburbia londinese di Islington o Acton o anche Bayswater, una volta quartieri popolari, oggi residenziali.
E però sono a Bologna, nell'estrema periferia sud di Bologna, sufficientemente vicina a Murri da sentirmene rassicurata ma non tanto da sentirmi fighetta, abbastanza vicina alle due torri perché basti saltare su un autobus per venti minuti per raggiungerle ma lontana anni luce dal caos brulicante della zona T, e per assurdo, per la prima volta dopo sei anni di vita a Bologna, mi sembra di abitare a Bologna. Non più nella bohème parigina di via Broccaindosso con la sua umanità variopinta e la sua Babele di accenti che tutto erano, fuorché bolognesi.
Qui, in questo rassicurante quartiere borghese per famiglie autoctone, con ogni servizio sotto casa e la sagoma di San Luca che si staglia sui colli, in questo condominio dal giardino sempre curato e dalle scale in cotto eternamente profumate di ragù, in questo palazzo di matusa che ti osservano da dietro lo spioncino come fossi un'alieno, che hanno delle regole persino sul font dell'etichetta coi cognomi da mettere sul campanello e che si mantengono in vita imponendoci di pagare uno sproposito di riscaldamento centralizzato, in questo posto in cui non ci sono più i portici nè l'ombra della lanterna sulla Garisenda ma che risuona di z e s dolci, io scopro di vivere a Bologna e di non voler andare da nessun'altra parte.
12 comments:
Io il busto della Arcuri a Porto Cesareo l'ho visto bene...mi sa che devi ringraziare che non lo abbiano fatto!
Cara, lo fa questo effetto. È una sensazione molto bella, no so se anche a te da le smanie costruttive, nel senso che hai il trampolino da cui tuffarti in una serie di cose che prima non avevi tempo o voglia di fare. E comunque mi piace un sacco come lo racconti.
@mammamsteram: sì, hai beccato il punto, è ora di costruire qualcosa e sono le pareti di questa casa a suggerirmelo :)
Lo sai che non mi rassegnerò mai a non averti più in puglia, vero? :(
che bello sentirsi a casa :)
@krapp: certo che lo so. di qualcosa nella vita ti dovrai pur lamentare. O no?
@punzy: vero amica, è una bella sensazione. conoscendomi tra un po' mi verrà voglia di cambiare, ma per ora sto bene dove sto :)
incantevole lettura.
perchè dove volevi (o vuoi) andare?? non scherzare..puoi solo venire più vicina ;)
Io le regole sui font del campanello a Bologna ce le avevo anche in via Massarenti, a due passi da Broccaindosso :)
@spinoza: evidentemente anche nel tuo palazzo c'erano dei paranoici...
Krapp: devi considerare che ci troviamo davanti a un caso terminale di maleducazione. Non è un problema, beninteso. Basta saperlo. Oddìo, avvertire prima sarebbe simpatico, ma non sarebbe maleducato, il che crea contrasti.
Insomma, così è, e la vita è questa, e il mondo si fotta. Buonasera.
danilo, krapp mi conosce bene da oltre 10 anni. sa che di me si può dire qualsiasi cosa ma non che io sia maleducata. ora, tu stasera hai evidentemente le palle girate e vieni qui a palesarlo al mondo. ok, fa' come ti pare ma non so a chi interessino le tue considerazioni sulla mia presunta cattiva educazione.
angela
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