Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Un po' di tempo fa, causa acquisto di computer nuovo, il mio vecchio portatile passò a mio padre, il signor S.
Con una meticolosità certosina che non mi conoscevo, feci sparire dall'hard disk e dalla cronologia di Internet tutto il materiale che ritenevo imbarazzante, con un'unica fatale dimenticanza: i segnalibri di Firefox.
Un mese dopo, parlando con il signor S. del più e del meno, e di quanto gli piacesse quel portatile che invece io avevo snobbato, mi disse di aver trovato tra i segnalibri "il sito di una squinternata che aveva una specie di diario pubblico" e aggiunse "che in Internet di gente sbiellata ne gira parecchia". Gli dissi che era il blog di un'amica di Bari che si è trasferita a Bologna anche lei (gli feci anche nome e cognome, per disorientarlo meglio - una roba da schizofrenica dura del tipo "ah sì sì è il blog di Paracula Gigantesca, veramente fuori quella ragazza lì, tranquillo, io mica la frequento più!"), e non so se sia più tornato a leggerlo ma dubito.
Caro signor S., se invece ogni tanto bazzichi da queste parti, in ritardo di due anni come la peggiore delle figlie ingrate, voglio dirti che ricordo quei giorni di fine giugno in cui, con una determinazione e una follia che mi ricordano da vicino qualcosa, hai preso una settimana di ferie, hai imbracciato delle immense travi di legno e le hai portate su per due piani, prima di capire che forse era più ingegnoso inventarsi un sistema di carrucole e traini molto simile a quello degli schiavi egizi di Cheope e Micerino e tirarle su da solo dal giardino al terrazzo della stanza mia e di F. Mi ricordo che io e F. odiavamo tutto quel trapanare alle 3 di pomeriggio, il disordine, il rumore del martello, la puzza della vernice per impermeabilizzare la betulla, le ore di discorsi su quali tegole fossero le migliori come copertura, i calcoli infiniti per vedere dove era meglio scaricare i pesi delle travi portanti.
Poi mi ricordo anche di te, che man mano che mettevi su un'altra trave ridacchiavi per quella creatura che prendeva forma, poi ti arrampicavi sul tetto, e ci passavi la guaina sotto il sole a picco del mezzogiorno pugliese, e non mi dimentico delle scottature che ti sei beccato per non metterti la protezione solare. E mi ricordo anche del sorriso che avevi alla fine, quando ormai avevi concluso il tuo capolavoro, e per giunta da solo, e di quanto ha fatto incazzare me e F. il fatto che per i tre mesi successivi portassi tutti i tuoi parenti e amici a vedere quella copertura di legno fatta con le tue mani, invadendo così il nostro spazio privato. Cattivissime.
Signor S. ogni tanto si rinsavisce, per fortuna, o forse semplicemente si cresce e si vedono le cose più distintamente. Oggi sappiamo che è stata un'impresa eroica, nel suo piccolo, e ci piace vedere che ti prendi cura del nostro terrazzo, che tu e la signora B. ci avete messo dei vasi con gli ulivi così quando torniamo in Puglia, ad agosto, io e F. possiamo sederci su quelle due poltrone la sera e chiacchierare fino a notte fonda e dire quanto ci piace quel gazebo di legno, e c'è sempre un po' di brezza lassù a levarci il tormento dell'afa, quindi grazie.
Poi, papà, volevo anche dirti che nel caso avessi trovato nel Vaio delle foto di una tipa un po' discinta, comunque quella è veramente la mia amica di Bari che si è trasferita a Bologna anche lei.
Veramente fuori quella ragazza lì, tranquillo, io mica la frequento più.

Caro William,
ci sono tanti motivi per cui io sono la tua donna ideale. Visto che, per quanto sensibile, sei pur sempre un maschio, te li spiego io così ti dai una scetata figlio mio, ché qua la menopausa incombe.
Ho pressoché il tuo stesso colore di capelli e occhi e ci somigliamo come solo le coppie che stanno insieme da una vita intera riescono a somigliarsi, perciò non sarà troppo un problema se i tuoi geni verranno annientati dai miei (perché così sarà, vista la natura dominante di certi geni della mia linea materna). Questo significa che i tuoi parenti davanti alla culla potranno anche escalamare estasiati "è tutto/a suo padre!", tanto chi se ne accorge della differenza, e comunque chi se ne frega di quello che dice tua nonna, che tanto lo sappiam tutti che va giù pesa col gin. Quanto alla mia famiglia, mio padre mi ha detto che non gli dispiacerebbe avere te come genero, anche se secondo lui mi merito di più, ma si accontenta. E la mia mamma sostiene che il mio nome, affiancato a Mountbatten-Winsor, faccia la sua porca figura sul campanello di casa e sui fazzoletti di fiandra. In più hai un fratello più giovane, e io ho una sorella più giovane. Ti viene niente in mente?
Poi sono alta e non dovresti chinarti troppo per baciarmi, cosa che con l'età e i primi acciacchi, non so, metti che il materasso sia troppo morbido o si sia rotta una molla, e ti faccia male la schiena, potrebbe iniziare a pesarti.
Sempre per la questione della genetica, i capelli mi diventeranno bianchi tardissimo e non dovremo spendere in parrucchieri e tinture, vesto in maniera discreta ma efficace e so stare in società, quando parlo inglese ho un accento che fa simpatia ma non commetto errori, so stare in società, non sono per niente ripetitiva, e ho un bell'eloquio: se serve, so parlare per ore della magnificenza del teatro elisabettiano o delle linee ereditarie dei Windsor. Inoltre potrei allietare le nostre uscite in pubblico con delle folkloristiche esternazioni come "moooo' e c iè stu tr'mon" oppure "auand stu scem" (davanti al duca di York), che romperebbero la staticità dei ricevimenti con i nobili, e ci renderebbero più vicini al popolo (quello barese, perché nel frattempo ci saremo spostati da Buckingham Palace al Castello Svevo).
A entrambi piace tanto il mare, quindi non avremmo il problema delle vacanze: potremmo andare in Polinesia francese, a Saint Barth, a Formentera, o ancora meglio a Pane e Pomodoro o a Torre Quetta, sfidando l'amianto.
E qui vieniamo al motivo principale per cui ritengo di essere la tua donna ideale: sono barese, quindi appartengo a una razza superiore in grado di pulire le cozze, di fare i panzerotti e cucinare bene la parmigiana di melanzane, le polpette, le orecchiette con le cime di rapa e il polpo in tutti i modi, quindi finalmente potrei farti capire che quella roba che mangiate voi dalle vostre parti, non è cibo, ma un triste surrogato, proprio come le donne inglesi non sono che un triste surrogato di quelle italiane.
Cioè, se non basta questo, io mi chiedo che diavolo posso inventarmi per convincere questo benedetto ragazzo.
Lui, o chiunque altro.


Sun: sto cercando dei lavoretti per arrotondare, tipo, ora sto valutando uno in cui si richiede una donna che abbia voglia di calpestare la faccia a uno, cioè, il mio sogno...
Amico K.: non ti è bastato calpestare la mia dignità per sei anni?
Sun: quale dignità, scusa?
Amico K.: giuro che ce l'avevo
Sun: in sei anni non l'ho notata, soccia che sbadata
Amico K.: eri troppo impegnata a sbavare dietro a XX.
Sun: dai, quante storie per una cottarella... smettila o mi vien voglia di farci un post e ho da lavorare.
Amico K.: "cottarella" durata sei anni. e comunque non dire cavolate, dirmi cattiverie non è un lavoro.
Sun: ah no? ma se ho aperto la partita IVA a posta!
Amico K.: quindi ora sulla tua carta di identità alla voce "professione" hanno finalmente scritto "demoralizzatrice"?

Ma che disastro io mi maledico, ho scelto te -un ex- per amico.


Ma dico io, ci sono 14°C, piove da giorni, non posso andare a correre nè programmare weekend al mare perché il meteo.it da cattivo tempo ad libitum, mi si sta scolorendo l'abbronzatura dei pochi giorni in terra pugliese, le vacanze sembrano un orizzonte quanto mai labile, il quadro di Audrey Hepburn del salotto e la sua legittima proprietaria, un pilastro della mia esistenza negli ultimi 3 anni, sono andati via da Bologna per una città 600 km più a sud dove sicuramente ci sarà il sole, l'Italia ha pareggiato con quegli sfigati della Nuova Zelanda, dopo il pranzo di addio domenicale mi sono ritrovata da sola a mettere in ordine in una casa svuotata di gente e scatoloni e valigie con fuori un freddo bestia che mi ha infiammato nuovamente il trigemino, stanotte avevo i brividi per il freddo ma imbottita com'ero di antidolorifici non ho avuto la forza di alzarmi per prendere un plaid, stamattina mi sveglio con la tosse e con uno scazzo del lunedì che la metà basta, accendo il pc per lavorare, e mi vedo questo logo del cazzo di google che sentenzia garrulo "è arrivata l'estate".
Ma sticazzi, omino stronzetto di google. Mi prendi per il culo pure tu?


Ancora due giorni. Ancora due, poi inizia la baraonda dei mondiali, delle partite in piazza maggiore, degli strombazzamenti in strada, dell'euforia alcolica o della disperazione più tetra.
Dei traumi da calcio ne discuto qui su Wu Magazine, dove ancora non ho capito bene perché mi lascino straparlare.

Cari tutti, una breve nota solo per dirvi che domattina la sottoscritta caricherà la macchina con i libri della sua casa editrice (quella che a causa di timidezza congenita e pessime dotei imprenditoriali ha omesso di dirvi di aver aperto e che risponde al nome di LeBolleBlu Edizioni), entrerà in macchina, ravanerà in borsa e si accorgerà di aver dimenticato le chiavi, salirà di nuovo in casa, tappandosi le orecchie e facendo làlàlà per non sentire le ennesime raccomandazioni del legittimo proprietario della macchina, l'amico K., recupererà le chiavi, tornerà al parcheggio, metterà su una compilation da viaggio con molti pezzi di Bob Dylan e Johnny Cash, farà un respirone poi accenderà la macchina, ingranerà la prima, accelererà a tavoletta, saluterà la Garisenda e gli Asinelli, e canticchiando si avvierà da sola ad imboccare l'A1 col vento tra i capelli.
Molte ore dopo, sempre in prima e col capello ormai cotonatissimo, arriverà all'Idroscalo, dove si accorgerà di non aver tolto il freno a mano, capirà a cos'era dovuto quel fumo che usciva dal motore, e lì incontrerà il restante 50% delle BolleBlu, vale a dire sua sorella minore, insieme a una fortunata amica cooptata come standista in occasione del Mi Ami 2010.
Lì potrete incontrarle venerdì e sabato in tutto il loro splendore, e assistere ad un esilarante reading notturno del nostro primo autore (sabato, attorno alla mezzanotte, palco La collinetta di Jack).
Il primo viaggio in autostrada da sola sa di gioia e rivoluzione. Non si sa perché, ma sento che avrò problemi con le macchinette all'uscita. Male che vada farò come l'ultima volta col mio migliore amico, il Perfido Manager: inversione davanti al casello e si torna indietro, poi ci si fa quasi arrestare, si fanno gli occhi dolci che col casellante stronzo non funzionano, quindi si torna a casa con una multa di centinaia di euro e molti punti in meno sulla patente.

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