Con una meticolosità certosina che non mi conoscevo, feci sparire dall'hard disk e dalla cronologia di Internet tutto il materiale che ritenevo imbarazzante, con un'unica fatale dimenticanza: i segnalibri di Firefox.
Un mese dopo, parlando con il signor S. del più e del meno, e di quanto gli piacesse quel portatile che invece io avevo snobbato, mi disse di aver trovato tra i segnalibri "il sito di una squinternata che aveva una specie di diario pubblico" e aggiunse "che in Internet di gente sbiellata ne gira parecchia". Gli dissi che era il blog di un'amica di Bari che si è trasferita a Bologna anche lei (gli feci anche nome e cognome, per disorientarlo meglio - una roba da schizofrenica dura del tipo "ah sì sì è il blog di Paracula Gigantesca, veramente fuori quella ragazza lì, tranquillo, io mica la frequento più!"), e non so se sia più tornato a leggerlo ma dubito.
Caro signor S., se invece ogni tanto bazzichi da queste parti, in ritardo di due anni come la peggiore delle figlie ingrate, voglio dirti che ricordo quei giorni di fine giugno in cui, con una determinazione e una follia che mi ricordano da vicino qualcosa, hai preso una settimana di ferie, hai imbracciato delle immense travi di legno e le hai portate su per due piani, prima di capire che forse era più ingegnoso inventarsi un sistema di carrucole e traini molto simile a quello degli schiavi egizi di Cheope e Micerino e tirarle su da solo dal giardino al terrazzo della stanza mia e di F. Mi ricordo che io e F. odiavamo tutto quel trapanare alle 3 di pomeriggio, il disordine, il rumore del martello, la puzza della vernice per impermeabilizzare la betulla, le ore di discorsi su quali tegole fossero le migliori come copertura, i calcoli infiniti per vedere dove era meglio scaricare i pesi delle travi portanti.
Poi mi ricordo anche di te, che man mano che mettevi su un'altra trave ridacchiavi per quella creatura che prendeva forma, poi ti arrampicavi sul tetto, e ci passavi la guaina sotto il sole a picco del mezzogiorno pugliese, e non mi dimentico delle scottature che ti sei beccato per non metterti la protezione solare. E mi ricordo anche del sorriso che avevi alla fine, quando ormai avevi concluso il tuo capolavoro, e per giunta da solo, e di quanto ha fatto incazzare me e F. il fatto che per i tre mesi successivi portassi tutti i tuoi parenti e amici a vedere quella copertura di legno fatta con le tue mani, invadendo così il nostro spazio privato. Cattivissime.
Signor S. ogni tanto si rinsavisce, per fortuna, o forse semplicemente si cresce e si vedono le cose più distintamente. Oggi sappiamo che è stata un'impresa eroica, nel suo piccolo, e ci piace vedere che ti prendi cura del nostro terrazzo, che tu e la signora B. ci avete messo dei vasi con gli ulivi così quando torniamo in Puglia, ad agosto, io e F. possiamo sederci su quelle due poltrone la sera e chiacchierare fino a notte fonda e dire quanto ci piace quel gazebo di legno, e c'è sempre un po' di brezza lassù a levarci il tormento dell'afa, quindi grazie.
Poi, papà, volevo anche dirti che nel caso avessi trovato nel Vaio delle foto di una tipa un po' discinta, comunque quella è veramente la mia amica di Bari che si è trasferita a Bologna anche lei.
Veramente fuori quella ragazza lì, tranquillo, io mica la frequento più.