Troppo tempo senza mettere mano a questo blog. Senz'altro l'amico K. aveva ragione: niente di geniale è mai stato detto o scritto o prodotto da gente felice. Ve lo immaginate voi un P. Roth perfettamente pacificato con se stesso o un Tom Waits cui all'improvviso vengano strappati rimpianti, emarginazione e strazio dalle corde vocali? La felicità toglie mordente e capacità di analisi per proiettarti in un altrove fatto di parole dette a bassa voce, piccoli gesti sorridenti, sguardi cristallini e attese sempre più brevi (per fortuna, ché se la felicità è tanta, altrettanta è la ritensione di liquidi quando ti ritrovi ad agosto all'ottavo mese).
E in tutto questo, ripenso al 1° settembre del 2010, al concerto di Leonard Cohen in Piazza Santa Croce a Firenze con l'amico K., a come all'epoca si fosse entrambi disperati e in balia di eventi che eravamo inadatti a gestire. A come un ciclo di vita disseminato di segni e crepe e destinato a durare un biennio sia iniziato quella sera sulle profetiche parole di Anthem, there is a crack, a crack in everything, that's how the light gets in, e si chiuderà questo settembre con una bimba che ci farà rinunciare a un altro concerto tanto atteso, ma getterà una luce nuova sulle nostre vite.