L'anno scorso per Natale scrissi uno dei post più deprimenti della storia di questo blog: quest'anno sarà che non me la sento di rischiare l'harakiri di massa, sarà che un anno difficile è ormai alle spalle e un paradossale ottimismo mi fa pensare che quest'anno non potrà essere più complicato del precedente, sarà che le circostanze della mia vita sono cambiate a tal punto da farmi sorridere, fatto sta che non farò catastrofici punti della situazione.
E quale punto della situazione potrei mai fare, poi? In questo 2011 ho fatto tutto a caso, andandomene in giro come una matta senza rispettare neanche una regola, neanche il proposito di incrementare ogni anno il numero di post di questo blog, e mi è andata bene: tutto è fluito più o meno velocemente, ora ingorgandosi e mulinellando, ora dipanandosi e prendendo pieghe così inattese da sferrare un calcio poderoso alla mia ambizione di controllare gli eventi.
Non mi stupisce, quindi, che io non abbia niente di assoluto da dire: il senso di questo 2011, per me, si risolve tutto nella catarsi di una scrollata di spalle.
E in una testa appoggiata al cuscino, in un mezzo sorriso barbuto, delle ciglia dalle punte dorate e uno sguardo finalmente sereno che mi guarda da molto, molto vicino.
(lo stesso sguardo che poi la mattina si sveglia e chiama a raccolta tutti i santi del calendario perché non trova mai nulla in casa, come racconto qui , a pagina 12 dell'uscita natalizia di Wu Magazine)
E quale punto della situazione potrei mai fare, poi? In questo 2011 ho fatto tutto a caso, andandomene in giro come una matta senza rispettare neanche una regola, neanche il proposito di incrementare ogni anno il numero di post di questo blog, e mi è andata bene: tutto è fluito più o meno velocemente, ora ingorgandosi e mulinellando, ora dipanandosi e prendendo pieghe così inattese da sferrare un calcio poderoso alla mia ambizione di controllare gli eventi.
Non mi stupisce, quindi, che io non abbia niente di assoluto da dire: il senso di questo 2011, per me, si risolve tutto nella catarsi di una scrollata di spalle.
E in una testa appoggiata al cuscino, in un mezzo sorriso barbuto, delle ciglia dalle punte dorate e uno sguardo finalmente sereno che mi guarda da molto, molto vicino.
(lo stesso sguardo che poi la mattina si sveglia e chiama a raccolta tutti i santi del calendario perché non trova mai nulla in casa, come racconto qui , a pagina 12 dell'uscita natalizia di Wu Magazine)