Per un' emigrante con la valigia di cartone come me, il rito tutto nordico dell'aperitivo è sempre stato qualcosa di misterioso e inquietante allo stesso tempo. Fino a qualche annetto fa pensavo avesse a che vedere con le frustrazioni lavorative dei nordici che, dopo una giornata trascorsa a sgobbare su una scrivania anche per mantenere noi del sud che facciamo la bella vita, trascorriamo il tempo bevendo caffè e suonando il mandolino (scusate, è che adoro stare dalla parte del vincitore), si recavano nel bar più vicino al loro ufficio sperando in una sorta di tazza del consolo. E poverini, come negargli il loro momento di obnubilazione.
Quello che invece ho realizzato frequentando sporadicamente aperitivi in diverse città del nord è che il momento dell'aperitivo è una sorta di prequel per quello che avverrà tra non molti anni (esattamente 5 per l'Italia), ossia quanto l'Occidente diverrà il nuovo Terzo Mondo, perché avremo spremuto dalla terra tutto ciò che potevamo spremere, senza preoccuparci del futuro. Non è un caso che un simile rituale abbia attecchito proprio nel nord: sono loro quelli che inquinano di più, e anche per questo devono prepararsi con un certo anticipo alla fine. Ed infatti è raro vedere uno dello Zimbabwe andare a fare l'aperitivo.
Ciò che intendo è che durante l'aperitivo si vedono persone lottare con tutte le loro forze per agguantare l'ultima porzione di riso basmati, o sferrare calci negli stinchi per accaparrarsi le posizioni vicine al buffet e quindi ingerire gli alimenti ancora caldi.
Il passo successivo sarà ingerire i propri simili quando sono ancora caldi.
Concetti come la lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale hanno ancora senso se applicati a riti come l'aperitivo.
Io personalmente mi ci sento un po' come si sentivano quelli precipitati con l'aereo sulle Ande nel '72: ho sempre paura che qualcuno da un momento all'altro mi morda una chiappa.
Quello che invece ho realizzato frequentando sporadicamente aperitivi in diverse città del nord è che il momento dell'aperitivo è una sorta di prequel per quello che avverrà tra non molti anni (esattamente 5 per l'Italia), ossia quanto l'Occidente diverrà il nuovo Terzo Mondo, perché avremo spremuto dalla terra tutto ciò che potevamo spremere, senza preoccuparci del futuro. Non è un caso che un simile rituale abbia attecchito proprio nel nord: sono loro quelli che inquinano di più, e anche per questo devono prepararsi con un certo anticipo alla fine. Ed infatti è raro vedere uno dello Zimbabwe andare a fare l'aperitivo.
Ciò che intendo è che durante l'aperitivo si vedono persone lottare con tutte le loro forze per agguantare l'ultima porzione di riso basmati, o sferrare calci negli stinchi per accaparrarsi le posizioni vicine al buffet e quindi ingerire gli alimenti ancora caldi.
Il passo successivo sarà ingerire i propri simili quando sono ancora caldi.
Concetti come la lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale hanno ancora senso se applicati a riti come l'aperitivo.
Io personalmente mi ci sento un po' come si sentivano quelli precipitati con l'aereo sulle Ande nel '72: ho sempre paura che qualcuno da un momento all'altro mi morda una chiappa.