
E poi, un bel giorno, succede. Dopo quasi dieci anni in cui a più riprese ti sei chiesta come sarebbe stato - l'ultima volta che era successo, eri china su un dizionario di greco a tradurre Demostene e non ti eri fermata a rifletterci su - quando ormai avevi già pronto il titolo del tuo primo bestseller,
Never been single, e la scusa da rifilare all'editore per giustificare la scelta della lingua inglese nel titolo ("fa più
chick-lit e l'Italia ha
proprio bisogno di una Kinsella nazionalpopolare"), bè, proprio allora che avevi pronti i tuoi siparietti per le presentazioni alla Feltrinelli ("com'è non essere mai stata single? Fantastico, la mia doppia vita da serial killer va a gonfie vele ah ah"), giusto allora, ti ritrovi single. Ed è strano, strano perché non è affatto strano. Strano, perché i primi problemi che ti poni, sono quelli secondari, mica robe ontologiche del tipo
come farò a sapere che esisto davvero se non ho qualcuno da scalciare la notte a darmene la riprova? qualcuno si accorgerà della mia morte o rimarrò sola anche in quel momento? come farò se mi troverò a fronteggiare un repentino desiderio di maternità senza uno straccio di uomo? con chi condividerò le piccole/grandi gioie/ansie (ok, va bene, le piccole gioie/grandi ansie) della vita?. No. Il primo quesito che ti poni, è di natura estetica, vale a dire: come farò a non ricadere nel cliché della single disperata? Ora, credo converremo tutti sul fatto che, quello di apparire un cliché, è un rischio del tutto collaterale quando 1.non sei più una teenager, 2.sei infelicemente infelicitante, 3. fatichi a tenere a freno la lingua, 4. non hai niente di concreto tra le mani, 5. ti senti addosso il peso di un matrimonio arrivato alle nozze di platino. E' un problema collaterale perché sei già un cliché: sei la zitella doc, l'archetipo della scapolona d'oro, una Carrie Bradshaw prima di Mr Big, con meno soldi e più chili. Consapevole di questo tuo invidiabilissimo status, cerchi di non peggiorare le cose, schivando quanto puoi i luoghi comuni man mano che ti si presentano. Mangiare il mais in piedi vicino al lavello direttamente dalla scatoletta fa troppo nevrotica stile woody allen; prepararti la cena e apparecchiare con cura per te sola fa troppo film francese; uscire, andare alla libreria coop e mangiare lì qualcosa leggendo
Bagatelle per un massacro fa troppo radical-chic; andare in stazione e prendere un panino putrido dai distributori automatici e poi mangiartelo sulla banchina del binario fa troppo
Noi i ragazzi dello zoo di Berlino; andare da McDonald e ordinare un'insalata al commesso brufoloso fa semplicemente tristezza. Capisci quindi che per qualche giorno puoi evitare di mangiare, pur di non diventare un cliché.
Ti tocca evitare un sacco di cose, se vuoi risparmiarti la via crucis di ogni rottura, gli errori quasi di prassi che seguono una separazione, ossia mitizzare il passato e demonizzare il futuro.
Presa la decisione - non importa per volere di chi - bisogna sistematicamente evitare di indorare i ricordi. Se siete di quei masochisti che non resistono alla tentazione di andare a sbirciare le foto dell'ultima vacanza o a rileggersi gli sms, fatelo pure, masticate quelle sensazioni dolorose, brasatevi pure nelle vostre lacrime. Ma quando avrete finito di sbrodolarvi, per favore, ricordate a voi stessi di quegli episodi spiacevoli che hanno avvelenato la vacanza, o quante delusioni avete vissuto a fronte di un messaggio carino. Smettetela di pensare alla storia finita come a un idillio bucolico che il caso ha voluto troncare. Non lasciate che il gesto di mettere da parte uno spazzolino da denti inneschi le cascate del Niagara. E' solo uno spazzolino. E in ogni caso, non fatevi sorprendere privi di Kleenex.
D'altro canto, non mitizzate il passato ma non demonizzate nemmeno il futuro, che - sono certissima - riserverà strabilianti sorprese (le storie di rimbalzo hanno una loro dignità, per quelle due orette che durano). Non ritornate sui vostri passi. Soprattutto, evitate i parrucchieri: quelle creature infide sanno cavalcare l'onda delle emozioni delle loro clienti. In un batter d'occhio vi troverete con una cresta stile Ultimo dei Mohicani e nessuna chance di un rebound.
Se una decisione è stata presa, probabilmente ci sono dei motivi, anche se al momento non li ricordate. Probabilmente motivi inerenti a una insoddisfazione, di uno, dell'altro, di entrambi. Un volere qualcosa di più, forse volere la luna, illudersi di poterla avere.
Ecco, quella non illudetevi di poterla avere. Però tenete presente che alla fine l'acqua su Marte l'hanno trovata.
E sì, prima che lo diciate voi, l'immagine è una figata.