we are family

Follia. Follia con retrogusto di sensi di colpa e contorno di non detto.
Nella mia vita i momenti di maggiore alienazione si sono sempre svolti in macchina con la mia famiglia.
Pensate a quattro individui adulti e vaccinati, con il proprio bagaglio personale di piccole frustrazioni e rancori taciuti, chiusi in una Y10 scassata. Se poi la Y10 in questione si trova nel traffico della tangenziale di bari congestionata per la pioggia, il potenziale distruttivo è all' incirca quello sviluppatosi a Nagasaki.
Ce ne andiamo bel belli verso l'Ikea in cerca di un po' di sana obnubilazione, ignari della reazione a catena che si sta per innescare. Lo schema è sempre lo stesso: padre che inveisce contro il motorino che lo costringe a inchiodare, madre in recrimination mode che inveisce contro il padre che guida in modo nervoso dandole la nausea, ma non sa se è la sua guida o se è lui, figlia numero 1 che inveisce contro la madre che non fa altro che criticare il di lei padre e le ha trasmesso un senso della relazione di coppia precario anzichenò, figlia numero 2 che inveisce contro la figlia numero 1 perché non si deve immischiare degli affari dei genitori e perché è una stronza saccente. Nelle retrovie già ci si azzuffa. Madre che parte col suo anatema preferito: se non mi fossi sposata, adesso avrei tre grossi problemi in meno. Sarei una donna felice e riuscita. Maledetto il giorno.E punta il dito al cielo stile Fra' Cristoforo.
Poi il silenzio, la solita mazzata dietro la nuca. La Y10 che non è più una macchina ma una cassaforte di nevrosi su quattro ruote. Figlia numero 1 che inizia a canticchiare una nota canzone.
All' improvviso tutti cantano, nessuna tragedia all'orizzonte.

P.S. Il tronista di Maria De Filippi, Giuseppe, ha appena detto "ti amo" e regalato un solitario delle dimensioni di casa mia alla sarda Serena. Lo voglio vedere tra qualche annetto in una Y10.

con le nostre discussioni serie si arricchiscono solo le compagnie telefoniche (V.B.)

"da me lasciati baciare e non mi dir di no, o Rosamunda se mi baci tu, o Rosamunda non resisto più"

Lei
(dopo mezz'ora di sproloqui telefonici): e insomma, per farla breve, avrai intuito che sono in un momento di forte crisi psicofisica ho perso il baricentro e non so cosa ne farò della mia vita, se sarò da sola o con qualcuno e se sarò qui o invece partirò per il botswana insomma non so, è tutto intorno a me, la legge morale dentro di me il cielo stellato sopra di me, un' esplosione vorticosa di sensi, capisci che intendo?
Lui: certo. e quindi?
Lei: quello che cerco di dirti è che ho dei dubbi sul continuare o meno la nostra storia
Lui: e io che te posso dì?
Lei: no, niente, pensavo che forse mi sarebbe necessaria una pausa, perché non vorrei affliggerti con i miei momenti di scoramento
Lui: sono d'accordo. vada per la pausa.
Lei:tutto qui? e poi volevo anche dire...
Lui: pausa.
Lei: ...che io a te ci teng...
Lui (autistico): pausa.
Lei: potremmo anche scambiarci degli sms magari, eh, che ne pensi, eh eh eh?
Lui: pausa.
Lei: azz ti vedo bello motivato co' sta pausa.
Lui: pausa.
Lei: Forse non ho poi così bisogno di una pausa.
Lui: tu tu tu
Lei: E' stata una mia scelta.

Guardate siore e siori, guardate come la nostra lei va consapevolmente al macello lungo una via lastricata d'oro! osservate la perizia tutta femminile con cui lei cerca di suggerire a lui la cosa giusta da dire! imparate l'arte della dissimulazione e l'imprescindibile importanza dell'avere l'ultima parola!
Arte. Pura arte tragica al femminile.
Che mi si creda o no, arriva il momento in cui una lei, vuole il pathos.
E allora, inevitabilmente, decide di autoinfliggerselo.