Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Ieri sera ho deciso di preparare la cena di benvenuto per la nuova coinquilina. Il menu, della serie "nun semo vegani", consisteva in: tagliatelle alla bolognese, polpette, gateau di patate e soufflè al cioccolato. Tutto vero, non sto cercando di convicervi che sono una donna da sposare, voglio solo rendere nota al mondo la mia abilità nel preparare meravigliose polpette (wonderful meatballs, merveilleuses boulettes, maravillosas albondigas, wunderbares klopses, pur'pett tropp bell - non si sa mai da dove potrebbe leggermi il mio futuro marito). Ad ogni modo, dicevamo.
La nuova coinquilina, che chiameremo L'Afflitta, viene ad aggiungersi allo zoccolo duro di Via Broccaindosso - io e D., la mia amica e sodale (un po' sul modello Berlusconi/Dell'Utri, per intenderci) - e segue, in ordine cronologico, alla Bestia Immonda che con la sua negatività perenne riusciva a fiaccare anche gli spiriti più entusiasti - e alla Vegana Integralista, che pretendeva che in casa non si usassero tampax o assorbenti normali ma straccetti rigorosamente in lino e fibre naturali da lavare con saponi non inquinanti. Perciò, sostituire cotante figure con qualcuno di altrettanto problematico non era un'impresa semplice: per giorni abbiamo aperto la nostra casa a orde barbariche di ragazze carine - troppo carine, meglio di no, sennò passiamo la vita a rosicare - , spiritose - ma che, vuole andare a Zelig? lasciamo perdere, va' -, ordinate - no dai, poi c'ammorba con la storia della precisione -, grintose - ci serve qualcuno di gestibile, questa vuole comandare -, serene - no, poi ci viene l'angoscia se questa sorride sempre. Alla fine abbiamo decretato all'unanimità che la nostra nuova coinquilina sarebbe stata lei. La ventisettenne Afflitta. Ovviamente non avevamo tenuto in considerazione il fatto che una delle caratteristiche principali della sottoscritta è una certa dannosa empatia, che mi porta a percepire e a condividere gli stati d'animo altrui in maniera piuttosto intensa - il che è un bene se vivi con un'allegrona, una male se vivi con l'Afflitta.
L'Afflitta è grigia, depressa, fanatica religiosa - ha un enorme rosario al collo e ieri mi ha detto che il Signore mi ha "male illuminata", perché le mie azioni "non sono volte al bene ma al piacere personale" (e dici niente!) -, piange sempre, non si schioda mai dal suo pc prima delle 4 di notte, sembra interessata solo a ripetere in loop le sue catastrofiche vicende amorose e si aggira silenziosa per la casa con la sua vestaglia da camera rosa. Rararamente ha degli accessi di riso isterico alle mie battute.
Quando ieri le ho chiesto se aveva voglia di cenare con noi per festeggiare il suo arrivo in casa, mi ha risposto con occhio liquido "certo, con gioia". Ora, detta da lei, la parola "gioia"assume nuovi e inquietanti significati che non vorrei mai esplorare, ad ogni modo ha accettato e abbiamo cenato senza particolari intoppi; solo una volta ha fatto cenno alle sue ferite psicologiche ma è stata repentinamente messa a tacere da una polpetta.
Il che ci riporta al punto di partenza, la polpetta, nonché al titolo di questo post. La polpetta è multifunzione: attira gli uomini perché sa di cucina della mamma, se debitamente avvelenata vi libera da cani che abbaiano nel cuore della notte e mette a tacere donne logorroiche. Praticamente è una panacea.
Martha Stewart sarebbe fiera di me.

I "no" che aiutano a crescere non sono quelli di cui voglio parlare oggi. Oggi voglio parlare dei "no" che di tanto in tanto gli uomini rifilano alle donne, quindi di quei no che più che te, tutt' al più aiutano la tua rabbia a crescere.
Fino ad oggi, nella mia vita, ho preso solo due no espliciti - ci sono poi anche i no impliciti: avete presente quando un uomo sa che dareste un rene per passare anche solo una settimana della vostra vita con lui e fa finta di niente? - bè, in quel caso o non sa che farsene di un rene (e sbaglia, di reni non ce n'è mai abbastanza) oppure semplicemente non è interessato. Comunque dicevo, il primo "no" l'ho preso da adolescente. Lui era un pallanuotista dalle spalle larghe - oggi ha ancora le spalle larghe ma è diventato un grigissimo workaholic, cosa che non saresti diventato, caro mio, se ti fossi messo con me (scusate credo di non aver ancora smaltito del tutto il livore) - ed era innamorato della mia migliore amica. Era innamorato della mia migliore amica però appena poteva baciava me, questo lo ricordo bene perché in una di queste sessioni mi fece sanguinare un labbro. Una volta si era a una festa, una di quelle feste di fine anno scolastico, quando l'aria è ormai tiepida e ci si saluta in vista delle vacanze. Quel tipo di feste in cui si beve, si balla e ci si struscia. Ora, notoriamente io dalla vita in giù sono un tronco d'acero - se ne è presto reso conto il mio istruttore di nuoto quando abbiamo iniziato a fare vasche a delfino - il che non so se mi rende più inadatta al ballo o allo struscio, fatto sta che in quell'occasione me la giocai bene: piazzai una canzone lenta in modo che lui non si rendesse conto di ballare con una salma, poi gli passai vicino e aspettai che mi invitasse. E infatti mi invitò a ballare. Mi guardava negli occhi e sorrideva. Sorrideva e mi pestava gli alluci, e io ero felice. Poi mi baciò. Una gioia così l'ho provata solo allora e la prima volta che sono riuscita a montare a neve una chiara d'uovo. Ancora contusa, gli dissi "G., così non si può andare avanti a baciarci. Lo sai che mi piaci, potremmo provare a stare insieme?". E lui: "no, meglio di no. Facciamo così, se nel giro di quest'estate non riesco a mettermi con V., mi metto con te". Insomma, se oggi ho bisogno di un blog per riversare l'astio verso il genere maschile, sapete con chi prendervela.
Comunque. Passano gli anni, intanto continuo a odiare gli uomini per colpa di questo essere disgustoso ma incautamente inizio a dimenticare l'umiliazione subita, per cui decido di lanciarmi (senza paracadute). Ma stavolta è diverso, stavolta un fidanzato ce l'ho e voglio dimostrargli che magari non sarò Charlize Theron ma so essere seduttiva anche io. Decido quindi di prendere l'iniziativa perché sono una donna, anzi che dico una femmina, no anzi una Superfemmina, e con questo mantra ben ficcato in testa, biancheria intima da 100 euro di pizzo&inutilità e autoreggenti in seta che pian piano mi stanno arrivando alle caviglie a mo' di gambaletto antistupro della nonna (dio solo sa perché li chiamino autoreggenti se poi puntualmente non si autoreggono e devi passare la serata a trovare angoletti oscuri in cui tirarteli su), mi avvicino al mio lui e gli paleso le mie intenzioni. Lui, tutto preso dai progetti per la giornata, rifiuta candidamente con un "ma dai, sei vestita, e poi dobbiamo andare a fare shopping". Risultato: altri 10 anni di odio per gli uomini + un bonus di odio sempiterno verso me stessa per aver trasformato un uomo in un personal shopper. Nasce così Sunofyork

C'è poi un'altra categoria di rifiuti, quelli che gli uomini usano per mollare le donne. Ora, gli uomini non amano mollare le proprie fidanzate perché non sanno gestire i sensi di colpa - normalmente preferiscono comportarsi in modo tale da essere mollati. Ci sono però i casi in cui la donna è talmente tarda (oppure talmente assuefatta a un comportamento deludente da parte del proprio uomo) da non capire l'antifona. In questo caso l'uomo molla, e lo fa con le scuse più assurde. Al primo posto troneggia la scusa con la S maiuscola, quella che ogni uomo almeno una volta nella vita ha detto e ogni donna almeno una volta nella vita si è sentita dire.

1) ti meriti di meglio (di solito proferita con occhio liquido). E chi te l'ha detto che a me non va bene uno stronzo qualsiasi? Sennò non mi ci mettevo proprio con te.
2) ho bisogno di tempo per pensare ma non posso chiederti di aspettarmi (aka "non sei tu, sono io") - questa è la balla dell'uomo in crisi esistenziale, quella dell'uomo che millanta gravissimi problemi familiari/lavorativi/di salute/emotivi e a mio avviso la peggiore perché gioca sul lato sensibile e materno delle donne che infatti di solito ci cascano a pieno, arrivando ad aspettare l'amato fino alla menopausa mentre lui intanto ha già messo su famiglia.
3) ti amo troppo e finirei per non badare più alla mia vita, anche detta la stronzata dell'uomo romantico. Ovviamente vi ama troppo, ma ama troppo di più un'altra.
4) siamo troppo diversi/siamo troppo uguali. Il primo è un bene, il secondo un male gravissimo.
5) sei una persona troppo complicata e lasciandoti, vorrei che tu riflettessi sui tuoi problemi con gli uomini. Grazie mille, pagarmi anche lo psicanalista per i prossimi 20 anni, no?

Questa è la mia top five, sono certa che saprete arricchirla con miliardi di scuse più o meno patetiche.
Normalmente cerco di superare rifiuti e rotture evocando l'immagine dell'uomo in questione sul finire della vita, solo davanti al caminetto, con un plaid sulle gambe. E allora ripenserà alla sottoscritta e mi vedrà come la compagna ideale con cui trascorrere la senilità. Di solito funziona, finché non lo incontri a braccetto con la nuova fiamma, quella con cui si sta trascorrendo la giovinezza nell'attesa di rimpiangerti da vecchio.

Avete presente quando vi svegliate la mattina, aprite a fatica gli occhi, le tempie vi pulsano, tentate di mettere a fuoco un punto fermo e realizzate che quello non è il vostro letto, non è il vostro appartamento e che quell'individuo nudo e ronfante con un rivolo di bava alla bocca non è il vostro uomo (non ne avete uno, o almeno così si spera)?
Tranquille, è perfettamente normale. A questo punto immagino che la tentazione sia alle stelle ma voi resistete, non cercate di infiocchettare una one-night stand con espressioni zuccherose del tipo "colpo di fulmine", "amore a prima vista" e quant'altro: se c'è una cosa di cui sono abbastanza certa è che è piuttosto raro che le storie di una notte si trasformino in amore. Non so voi ma io sono una di quelle che sostengono che le relazioni sentimentali richiedano un faticosissimo sforzo di conoscenza iniziale. Ora, le one-night stands di per sè, non richiedono nessuna fatica -a parte quella fisica, ma si spera il gioco valga la candela- e pertanto non vanno elevate al rango di relazioni sentimentali. Classifichiamo allora i rapporti uomo-donna in base ai requisiti richiesti:
- intesa mentale: amore platonico/amicizia
- intesa mentale+intesa fisica: relazione sentimentale
- intesa fisica: one-night stand (o - raramente - fase iniziale di una storia d'amore).
Ma quali sono i fattori che fanno scattare l'intesa fisica? Quali sono i dettagli maschili che colpiscono una donna? Prendiamo questa situazione: siete al bancone di un bar molto hip. Freudianamente chiedete uno "scrotum on the rocks" - il barista vi guarda un attimo perplesso prima di capire che volete uno scotch con ghiaccio, intanto la vosta richiesta viene udita anche da un tipo seduto qualche sgabello più avanti, che si avvicina con passo felpato. Se la donna in questione fossi io, ecco le cose che mi colpirebbero.
1. sorriso/labbra: se una persona ha un sorriso franco e aperto e una bella risata, allora ha qualche chance (non per niente, vuol dire che sta ridendo alle mie battute e questo solletica un bel po' l'ego di chiunque);
2. odore: non mi piacciono gli uomini troppo profumati - fanno troppo bordello algerino - ma nemmeno sono una fan dell'omm adda puzzà: niente è meglio di sentire su un uomo l'odore di sapone. Sarà un'eredità della mia educazione presso le suore (Suor Ortolana ci bacchettava le mani se avevamo le unghie sporche), ma l'odore di pulito è indispensabile.
3. sguardo/ occhi: odio quelli che credono di lanciare occhiate assassine improvvisandosi Casanova dei poveri. Decisamente meglio uno sguardo onesto, possibilmente ironico e divertito, e che si tenga al di sopra del decolletè.
Dunque, quando dico che queste sono le cose che mi colpiscono a livello fisico in un uomo, intendo davvero che inizialmente mi colpiscono solo queste. E infatti per le donne solitamente sono i dettagli a fare la differenza. Se una donna incontra un uomo che ha i requisiti da lei richiesti, molto probabilmente non metterà a fuoco subito tutti gli orribili difetti del soggetto in questione. Questo è il motivo per cui -finita l'euforia data dallo sniffare odore di saponetta - rischia di trovarsi nella situazione iniziale: una palla di pelo e ciccia, sì con delle belle labbra, ma che dopo la nottata ha smesso di profumare di pulito e ha acquistato uno sguardo da triglia lessa.
L'uomo, al contrario, ha una visione olistica della sua preda. Guarda tutto nel complesso, soffermandosi certamente sui dettagli noti (lato A, lato B, area del quadrato lxl, coseno e tangente) ma mantenendo una visione di insieme. Sarà perché noi donne sappiamo accontentarci, sarà per una congenita forma di abnegazione, sarà forse perché, per un fatto anatomico, per un uomo un paio di dettagli positivi all'interno di un aspetto fisico non propriamente gradevole, non garantiscono il buon esito della one night stand, ma questa è decisamente una delle cose in cui gli uomini si comportano in modo meno avventato di noi donne. Per fortuna ci si può sempre rivestire in silenzio e tagliare la corda, contando sul fatto che di solito, dopo una serata di bagordi, hanno il sonno piuttosto pesante.

P.S.la foto è ancora una volta un regalino per amaracchia

5.1.09

tie the knot

Posted by SunOfYork |

(sottotitolo: lo so che mi avevate chiesto di parlarvi dei due di picche maschili, ma mi sembrava fantascienza pura e comunque per i post su commissione c'è sempre tempo)


Sono giorni di saldi e saldi significa lotte all'ultimo sangue, gomitate, spintoni, scene di isteria collettiva, reid tutti femminili del centro, tour de force nei centri commerciali ma anche nuove suggestioni per un doveroso post post-natalizio (per chi si preoccupasse sto bene, ho smaltito la sbornia, ho superato le indigestioni di cibo e parenti e sono sopravvissuta a un incontro con dei blogger pugliesi). Quindi dicevamo. Saldi. Ora, dov'è che in primis si buttano le donne? I negozi di scarpe. Una legge matematica dice che le scarpe acquistate a saldo non verranno mai usate per camminare. Sono puntelli psicologici, nevrosi irrisolte, desideri di femminilità, ma non sono scarpe in cui infilare i piedi. Il fatto è che l'abbassamento dei prezzi all'occhio femminile rende la scarpa più improbabile un oggetto di cui non può fare a meno. E questo è un fatto (se lo dico, mi sembra quasi credibile).
Poi. Dov'è che si buttano le donne in secundis? A fare regali ai propri uomini. E quindi, cravatte. La cravatta è un oggetto altamente erotico -provate a stringerla al collo del vostro uomo finché egli non acquista quel colore ciano magenta che spopolerà sulle passerelle della prossima collezione autunno-inverno, l'effetto è garantito- in più fornisce modi sempre nuovi per intrattenersi (un'equipe di scienziati di cambridge ha dimostrato attraverso complessi modelli matematici che una cravatta può essere annodata in 85 modi diversi, uno dei quali ideato dal pittore surrealista Balthus a forma di serpente che ingoia un pianoforte a coda - ok, l'ultima è una cagata, vedete di non strangolarvi).
Da sempre (da ora) sostengo che la forma sia riflesso della sostanza,e che pertanto l'abito possa fare il monaco, perché parla della persona che lo indossa, raccontandone a grandi linee la storia. Perciò, bando alle esitazioni, a ogni donna (a ogni paio di scarpe) la sua cravatta (il suo uomo) e via col valzer.

Eleganti a tutti i costi. Lei: tra i trenta e quaranta, professionista stimata da tutti, perfetta in ogni circostanza, coacevo di psicosi, no figli, no alcool, no fumo, sesso? no dai, che mi si scompigliano i capelli. Le scarpe dicono: rigorosamente anorgasmica.
Lui: top manager, vacanze in barca coi mocassini per non rovinare il ponte, domenica mattina golf, sì sesso (segretaria), no figli, sì alcool (a fiumi). La classica cravatta regimental dice: bomba a orologeria.

Alienati mentali. Ci sono quelli che si trovano sulla base di interessi comuni, quelli che si incontrano per via di conoscenze comuni e pure quelli che si accoppiano sulla base di patologie comuni. La coppia in questione vuole a tutti costi risultare gggiovane, estroversa, divertente, simpa. In realtà sono due pigne in culo per tutti e infatti gli amici non li invitano mai alle loro feste. Il verdetto della scarpa a cuore e della cravatta di topolino è: coppia patetica e inopportuna con gravi problemi psichiatrici (mi sembra di vederli. Lui, il tipico piacione che fa battute a raffica facendo calare il gelo tra gli amici e lei che ridacchia soddisfatta mentre le amiche alzano gli occhi al cielo ).

I parvenu. Lei: "ma com'è che se chiamano le scarpe che de quella tipa de sexendsity, quelle che se mette sempre cherri bredsciò? Le Manolo Blahnixxx?Chissà, se me le metto pò esse che riesco a sembrare più fèscion". Lui: "sono gay e le manolo me le vorrei mettere io, ma piuttosto che ammetterlo sopporto questa burina per tutta la vita".


I vecchi dentro. Badate bene, questo tipo di coppia non ha età, possono anche essere 20enni ma restano ugualmente vecchi dentro (sono quelli che quando si sta in comitiva hanno sempre sonno, sono stanchi, non apprezzano le battute a sfondo sessuale e preferiscono ordinare la pizza da casa anziché uscire - perché prendere freddo? - a fare una passeggiata). Nella fattispecie, le scarpe di lei dicono "Sono vecchia ma magari in prospettiva, se mi metto delle scarpe ispirate alla Versailles del Re Sole, sembro più giovane". La cravatta di lui: "sono vecchio, impotente e calvo. Meglio vivere con rigore la mia crisi di mezza età (poi domani mi compro una coupè e mi trovo un'amante giovane ma per stasera meglio non pensarci)".

Gli squallidi. Lei: "Sono vuota dentro però sono giovane e gnocca, magari se indosso delle scarpe stravaganti qualcuno penserà che ho carattere". Lui -lo stesso della coppia precedente, però la sera successiva con l'amante giovane- "sarà solo per una sera, solo per una sera, lo giuro, vale la pena ridicolizzarmi con una cravatta simile per un po' di trasgressione. E poi è carne giovane e mia moglie è in menopausa, non sto facendo niente di male".

Il terzetto. La scarpa di vernice combinata la cravatta nera vogliono dire una sola cosa: stasera osiamo un threesome. E infatti i due trovano una guest star, anche lei in scarpa di vernice (ma con tacco rosso a forma di fulmine, a scanso di equivoci, perché sarà lei a dominare la serata) e se la spassano allegramente. E' un tipo di coppia difficilmente individuabile perché, quando privati della loro appendice (ricordate, la scarpa aperta sul davanti a scoprire le dita significa lascivia) sembrano una coppia ordinaria. Lei decolettè nero, lui classica black tie. MA. La vernice.

Wannabe trasgressivi. Il contrario di quelli di sopra. Ostentano trasgressione laddove gli altri la celavano. Tentano un terzetto ma con loro nessuno ci sta. Lui allora si mette un costume da batman e cerca di risvegliare gli istinti della moglie volando dall'armadio al letto. Risultato: frattura scomposta del femore sinistro. Lei, casalinga cinquantenne abbigliata come Deeta Von Teese, chiama l'autoambulanza tutta tremante. Quelli del 113 avranno qualcosa da raccontare ai loro nipoti.

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