Yes, darling. Life sucks

Learning how to cope since 1982

Follia. Follia con retrogusto di sensi di colpa e contorno di non detto.
Nella mia vita i momenti di maggiore alienazione si sono sempre svolti in macchina con la mia famiglia.
Pensate a quattro individui adulti e vaccinati, con il proprio bagaglio personale di piccole frustrazioni e rancori taciuti, chiusi in una Y10 scassata. Se poi la Y10 in questione si trova nel traffico della tangenziale di bari congestionata per la pioggia, il potenziale distruttivo è all' incirca quello sviluppatosi a Nagasaki.
Ce ne andiamo bel belli verso l'Ikea in cerca di un po' di sana obnubilazione, ignari della reazione a catena che si sta per innescare. Lo schema è sempre lo stesso: padre che inveisce contro il motorino che lo costringe a inchiodare, madre in recrimination mode che inveisce contro il padre che guida in modo nervoso dandole la nausea, ma non sa se è la sua guida o se è lui, figlia numero 1 che inveisce contro la madre che non fa altro che criticare il di lei padre e le ha trasmesso un senso della relazione di coppia precario anzichenò, figlia numero 2 che inveisce contro la figlia numero 1 perché non si deve immischiare degli affari dei genitori e perché è una stronza saccente. Nelle retrovie già ci si azzuffa. Madre che parte col suo anatema preferito: se non mi fossi sposata, adesso avrei tre grossi problemi in meno. Sarei una donna felice e riuscita. Maledetto il giorno.E punta il dito al cielo stile Fra' Cristoforo.
Poi il silenzio, la solita mazzata dietro la nuca. La Y10 che non è più una macchina ma una cassaforte di nevrosi su quattro ruote. Figlia numero 1 che inizia a canticchiare una nota canzone.
All' improvviso tutti cantano, nessuna tragedia all'orizzonte.

P.S. Il tronista di Maria De Filippi, Giuseppe, ha appena detto "ti amo" e regalato un solitario delle dimensioni di casa mia alla sarda Serena. Lo voglio vedere tra qualche annetto in una Y10.

"da me lasciati baciare e non mi dir di no, o Rosamunda se mi baci tu, o Rosamunda non resisto più"

Lei
(dopo mezz'ora di sproloqui telefonici): e insomma, per farla breve, avrai intuito che sono in un momento di forte crisi psicofisica ho perso il baricentro e non so cosa ne farò della mia vita, se sarò da sola o con qualcuno e se sarò qui o invece partirò per il botswana insomma non so, è tutto intorno a me, la legge morale dentro di me il cielo stellato sopra di me, un' esplosione vorticosa di sensi, capisci che intendo?
Lui: certo. e quindi?
Lei: quello che cerco di dirti è che ho dei dubbi sul continuare o meno la nostra storia
Lui: e io che te posso dì?
Lei: no, niente, pensavo che forse mi sarebbe necessaria una pausa, perché non vorrei affliggerti con i miei momenti di scoramento
Lui: sono d'accordo. vada per la pausa.
Lei:tutto qui? e poi volevo anche dire...
Lui: pausa.
Lei: ...che io a te ci teng...
Lui (autistico): pausa.
Lei: potremmo anche scambiarci degli sms magari, eh, che ne pensi, eh eh eh?
Lui: pausa.
Lei: azz ti vedo bello motivato co' sta pausa.
Lui: pausa.
Lei: Forse non ho poi così bisogno di una pausa.
Lui: tu tu tu
Lei: E' stata una mia scelta.

Guardate siore e siori, guardate come la nostra lei va consapevolmente al macello lungo una via lastricata d'oro! osservate la perizia tutta femminile con cui lei cerca di suggerire a lui la cosa giusta da dire! imparate l'arte della dissimulazione e l'imprescindibile importanza dell'avere l'ultima parola!
Arte. Pura arte tragica al femminile.
Che mi si creda o no, arriva il momento in cui una lei, vuole il pathos.
E allora, inevitabilmente, decide di autoinfliggerselo.

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